Ville Venete in pillole
Il fenomeno della villa veneta e la civiltà in villa
Il sorgere di così tante ville fu un fenomeno storico che riguardò la regione veneta in particolare. Va detto infatti che le ville laziali o siciliane non hanno nulla a che vedere con quelle venete e col cosiddetto fenomeno di civiltà in villa. La parola “villa” in sé fa confusione perché lo stesso concetto ha implicazioni diverse in posti diversi: i Francesi o i Tedeschi hanno una conzezione differente di villa, ma lo stesso vale per un toscano la cui mente corre alle ville medicee. La campagna francese non ha ville intese come le intendiamo da noi in Italia, ma hanno i chateaux - i castelli - perché gli insediamenti nobiliari nella campagna francese non erano fattorie, ma insediamenti feudali. Inoltre, La villa del Cinquecento è una cosa, ma poi le ville dell’Otto-Novecento erano altre cose: piccole villine per i ricchi spesso in stile liberty. La parola villa in sé è un concetto vago, che deve essere spiegato agli stranieri e ai foresti perché nelle loro nazioni non ci sono le ville intese come aziende agricole. Fuori dal Veneto non c’è nulla di simile all’idea di villa veneta.
Origine del fenomeno
La villa nasce come luogo di ritiro e di riposo fuori dalla città. La casa del poeta Petrarca ad Arquà era sorta nel Trecento e dà un’idea del concetto di villa. Si trova sui colli Euganei e si tratta di una piccola casa trecentesca dove il poeta trascorre i suoi ultimi anni. Non è però ancora la villa intesa come caposaldo di un’azienda agricola, ma è una villa intesa come piccola casa dove una persona può isolarsi e riposarsi (da questo punto di vista più vicina al concetto odierno). La relativa tranquillità e pace data dalla Serenissima consente la nascita delle ville. Il Veneto era territorio tranquillo dove la giustizia funzionava. Questo spiega la presenza di certi elementi come:
- Il portico aperto
- La grande sala d’onore al primo piano
- Le finestre che riprendono l’architettura della Dominante, Venezia, in stile gotico fiorito
Ora, ma perché i ricchi vicentini ad un certo punto si costruiscono le ville? Perché avevano dei campi da coltivare che erano la loro ricchezza, oggi sarebbero dei latifondi impensabili. Attualmente il concetto di ricchezza non lo misura più sul numero di campi posseduti, ma sul numero di azioni in borsa o di televisioni. Più tardi la ricchezza da agricola diventerà industriale, i nobili che ce l’han fatta a reinventarsi sono sopravvissuti, gli altri sono falliti. I Da Porto, per esempio, al momento della rivoluzione industriale non sono riusciti a passare da un’economia all’altra. Prendiamo ora qui di seguito in esame alcuni esempi di Ville Venete che sorgono in territorio vicentino.
Villa Pisani a Bagnolo di Lonigo
I Pisani ebbero fra i loro membri dei Dogi, avevano un palazzo a Venezia ed erano dei ricchissimi mercanti, ma ad un certo momento comprano un enorme territorio a Bagnolo, vi costruiscono una villa e iniziano a coltivare riso, diventando i più grandi di tutta la Repubblica Veneta, il cui ricavato era pressoché sufficiente a tutto il consumo della Repubblica. Il loro è un esempio di virage economico: non potendo più investire nei commerci marittimi decidono di investire in terraferma. I Pisani puntano su un prodotto d’elite trasformandolo in un un prodotto di uso comune.
Le ville sono nate per scopi pratici e perché i padroni potessero stare lì a sorvegliare la loro produzione da cui traevano la loro ricchezza. Villa Pisani infatti si trova in riva al Guà, attraverso il quale si arrivava sull’Adige e da qui a Venezia dove smerciavano il riso. Ciò che spinse i nobili a trovare nuove fonti di guadagno fu la scoperta dell’America, che mandò in crisi la Repubblica Marinara, fondata sui commerci nel Mediterraneo. Le nuove rotte commerciali si spostarono sull’Atlanticio. Il fenomeno della civiltà di villa non si sarebbe verificato e le ville venete non sarebbero sorte se no ci fosse stato Cristoforo Colombo. Le ville son state quindi costruite per una ragione ben precisa e fortunatamente progettate da Palladio, che ha saputo fondere elementi di praticità ad elementi di classicità. .
La Rotonda di Vicenza
Non è una villa rurale sorta come villa fattoria; i rustici, che pur ci sono, sono staccati dalla villa e messi più in basso per non disturbare la veduta della villa completamente isolata sulla cima di una collina. È un quadrato perfetto con 4 facciate perfettamente uguali che rappresenta l’ideale dell’architettura del Rinascimento, della classicità. La costruzione è perfetta perché è un cerchio iscritto nel quadrato, è perfettamente uguale da tutte le parti e quindi viene ad essere la costruzione geometricamente più felice perché risulta dall’unione di un corpo quadrato da cui sporgono 4 pronai e al centro del corpo quadrato c’è un corpo rotondo. La villa Rotonda è l’unione di due figure geometriche perfette: il cerchio dentro nel quadrato. Nello spazio tra il cerchio e il quadrato ci stanno 4 stanze rettangolari grandi e 4 più piccole. I corridoi permettono di andare dai pronai alla sala centrale e nei piccoli spazi restanti vi sono delle piccole scale che danno accesso sia al piano terra che a quello superiore. Quindi è una combinazione geometrica studiata appositamente. Il diametro del cerchio è esattamente la metà del lato del quadrato. Nello spazio rimanente vi sono stanze e scalette. È un congegno geometrico perfetto appositamente studiato.
Quando si vede una villa palladiana generalmente la facciata è rivolta a mezzogiorno perché era favorita dall’esposizione al sole. La Rotonda non ha una di queste facciate a mezzogiorno perché in questo modo quella a mezzanotte non vedrebbe mai il sole. Quindi l’orientamento è messo in modo che i vertici del quadrato corrispondano agli intermedi dei punti cardinali (nord-est, sud-est, nord-ovest, sud-ovest). In questo modo dalla primavera all’autunno non c’è un lato che abbia sempre sole e uno che non ce l’ha mai, ma tutte le facciate godono dell’esposizione solare. È stata studiata così, è orientata in modo che ogni lato durante il giorno benefici del sole. Il salone centrale è rotondo e si accede attraverso un corridoio che porta nelle altre stanze laterali. La sala centrale tonda prende luce dalle porte e dall’occhio in cima alla cupola. In origine le porte erano in legno massiccio e non vi erano gli attuali cancelli, quindi non entrava luce dalle porte ma solo dal tetto.
La Rocca Pisana a Lonigo
Una delle peculiarità della Rocca Pisana di Lonico è quella di non avere una sala da pranzo al piano nobile, per mangiare gli stessi proprietari erano costretti a scendere nelle sale di servizio vicino alla cucina; fu fatto per motivi di praticità. Tornavano poi su quando dovevano ricevere delle persone di riguardo. Internamente la villa non è un cilindro perfetto, ma è movimentata in nicchie, non ha decorazioni parietali e la volta è fatta a spicchi. Mentre nella Rotonda per accedere nelle stanze si deve passare per i corridoi, nella Rocca le porte danno direttamente nelle stanze, la sala e le stanze sono in comunicazione tra di loro. Nella Rotonda ci sono dei pavimenti molto belli, in due stanze sono rimasti quelli del Cinquecento in mattonelle colorate e ogni stanza ha un pavimento diverso dall’altro, per materiale e disegno. Nella Rocca Pisana, invece, c’è un pavimento uguale per tutta la casa, in pietra. Le lastre di pietra si estendono per tutta la superficie e quindi la sensazione è diversa rispetto che alla Rotonda è più marcata la sensazione di passare da un ambiente all’altro. Alla Rocca invece tutti gli ambienti costituiscono la variante di un unico spazio; attraverso le grandi aperture le sale sono in comunicazione diretta con tutti gli ambienti e un pavimento unico abbraccia tutto. È quindi una concezione più pratica e funzionale della casa. La cupola della Rocca presenta degli spicchi che tendono verso l’alto e al centro l’oculo aperto da cui entra l’acqua, ma sotto un rosettone traforato convogliava l’acqua in un recipiente sottostante e veniva utilizzata per usi domestici.