Lazise
Quando si visita il Lago di Garda, Lazise è sicuramente una tappa imperdibile poichè rappresenta un esempio raro di borgo trecentesco perfettamente circondato da cinta muraria. Una visita guidata a Lazise può essere il miglior modo per godersi questa cittadina tipicamente medievale, tra le meglio conservate del Veneto, assieme a Soave, Marostica o Montagnana.
La storia di Lazise
I Romani
Lazise fu abitata in epoca romana, è stato ritrovato un cippo onorario a Colà che parla di una popolazione chiamata i Claudiensi, antichi abitanti di questa circoscrizione. Dall’iscrizione sul cippo si deduce che praticassero principalmente attività agricole. Il nome pare derivi dall’etimo latino Lacus, vale a dire villaggio lacustre. Fu un centro importante in epoca romana come attestano i ritrovamenti di monete e di alcune tombe. In uno degli archi della dogana veneta è stata murata una lapide ritrovata durante la demolizione della darsena. Si tratta della parte frontale di un sarcofago romano: “agli dei Mani … m … in suo ricordo (?) diede al collegio dei … 2000 sesterzi". Non si conosce il nome del defunto, ma si intuisce che egli volle donare forse al collegio dei barcaioli del lago di Garda (di cui si conosce l’esistenza) dei soldi. La sigla HS per indicare i sesterzi ci fa datare la lapide alla seconda metà del II secolo d. C.
Il Medioevo
La cittadina ebbe il suo momento di gloria nel X secolo quando l’imperatore Ottone II concesse ai suoi abitanti numerosi privilegi: i diritti di porto, il diritto di pesca nelle acque antistanti il paese e l’autorizzazione a fortificare con mura merlate il vecchio castello del IX secolo. I 18 capi del paese, investiti di tali diritti, furono i capostipiti della corporazione degli Originari di Lazise formando una classe ben caratterizzata e distinta dai forestieri.
Ma la Lazise di oggi è quella a cui ha dato forma Cansignorio della Scala, che rafforzò il castello e le mura tra il 1375 e il 1381. Ma a nulla servì la difesa disperata di Lazise contro le potenti armi da fuoco dei Visconti che la espugnarono nel 1387. Gli abitanti chiusero le porte della città e solo dopo 6 giorni di assedio, il 18 ottobre, la rocca fu presa e il borgo devastato e saccheggiato dai soldati viscontei.
Epoca veneziana
Nel 1405 anche Lazise passò alla repubblica veneta. Iniziava un periodo di prosperità per la cittadina, i cui abitanti si arricchivano con i traffici che gravitavano intorno al porto, mentre si andava formando una ricca e numerosa classe borghese di imprenditori e professionisti. Nel 1409 la Serenissima ordina lavori di restauro alle mura e insedia in permanenza nella rocca un castellano con regolare paga per la custodia delle navi militari. Ebbe così inizio un lungo periodo di pace. In virtù di antichi privilegi la città riuscì sempre a risollevarsi anche dopo le calamità che la attanagliavano, ma soprattutto gli abitanti seppero trarre le fonti di guadagno dal commercio con le terre vicine. Il Capitano del Lago che risiedeva a Lazise aveva il compito di disciplinare le importazioni e le esportazioni attraverso il lago con uno speciale pagamento di dazi (Dogana Veneta).
I Francesi, gli Austriaci e l'Unità d'Italia
Con l’arrivo dei Francesi nel 1797 qui si stabilì il quartier generale, con conseguenti requisizioni, sperperi, violenze, devastazioni, ruberie da parte dei soldati incontrollati. Dopo la pace di Campoformio, il 17 ottobre 1797, il confine fra l’Impero asburgico e la Repubblica Cisalpina attraversava il territorio di Lazise.
Nel 1866 l’Italia si alleò con la Prussia contro l’Austria e per effetto del trattato di Praga il Veneto fu riunito all’Italia. Nel plebiscito del 16 ottobre 1866 Lazise votava compatta per l’unione all’Italia. Iniziò per questa cittadina un lungo periodo di pace che le permise di risollevarsi dalle distruzioni.
Cosa vedere a Lazise:
Il Porto
In epoca medievale era assai più ampio, l’accesso era sbarrato da una grossa catena ed era protetto da basse recinzioni che si agganciavano alla Rocca. Sono ancora ormeggiate alcune barche di pescatori che testimoniano l’antica vocazione peschereccia di questo paese. Le famiglie un tempo vivevano di pesca: trota, carpione, alborella, anguilla erano l’oggetto principale della loro giornata. All’inizio del ‘900 per assicurare le barche contro il furto c’erano due garanzie: il loro basso valore e la diretta conoscenza dei loro proprietari. Intorno al porto la gente si incontrava per intrattenersi. Verso il lago, tra la dogana e la scomparsa torre del Cadenon era stata appoggiata alle mura perlate la casa del doganiere, ormai abbattuta. Il molo è intitolato ad un illustre personaggio di Lazise, Francesco Fontana (1794-1867), farmacista di professione e botanico, giustamente famoso per avere scoperto, nel 1824, la salicina, il principio attivo dell’aspirina. Studiò le malattie delle rose, delle viti e degli ulivi e si occupò della flora del Monte Baldo.
La Dogana Veneta
Dell'edificio ne abbiamo una prima testimonianza in un atto del 24 marzo 1329 e sappiamo che veniva utilizzato come darsena, dove gli Scaligeri e i Veneziani custodivano la flottiglia del lago di Garda.
Nel 1577 fu trasformata in “tezone”, dove venivano ammassate greggi di pecore, i cui escrementi erano utilizzati per ottenere il salnitro, indispensabile per la polvere pirica.
Poiché questo utilizzo rappresentava un intralcio alla sviluppo commerciale, fu indirizzata una supplica alla Signoria di Venezia, la quale (19 ottobre 1607) accondiscese di trasformare l’edificio in dogana, per riporvi le mercanzie e ferrarezze provenienti dalla Lombardia o che viceversa da qui partivano per la costa lombarda.
Fu temporaneamente utilizzato come mercato e come stabilimento per la filatura del cotone. Nel 1937 divenne la Casa del Fascio.
Durante alcuni lavori di restauro hanno analizzato le capriate in legno per poterne trarre una datazione e hanno scoperto che si tratta di travi in abete e larice databili alla seconda metà del Trecento, quindi in epoca scaligera.