Il Rinascimento a Verona si esprime soprattutto nelle facciate dei palazzi nobiliari, nei suoi portali, a cui abbiamo dedicato un tour apposito, nelle case dipinte, nelle pale d’altare di numerose chiese, nelle mura e porte veneziane che vede come protagonista il geniale Michele Sanmicheli. Proponiamo qui un ideale tour della Verona Rinascimentale, che corrisponde al periodo in cui i Veneziani governavano sulla città, garantendo pace e prosperità. La Verona Rinascimentale non può prescindere dalle sue chiese, e alcune delle testimonianze più eclatanti le troviamo in Santa Anastasia, San Giorgio e Santa Maria in Organo.
Situato sull’arco d’ingresso della Cappella Pellegrini in S. Anastasia, l’affresco dipinto dal Pisanello fra il 1433 e il 1438 “San Giorgio e la Principessa di Trebisonda” è un capolavoro del gotico internazionale, di quel linguaggio che all’inizio del Rinascimento illustrò tutte le corti d’Europa e meritò il titolo “cortese”. Cavalli di fronte e di groppa, bardati con finimenti cesellati, architetture ricamate nella città sullo sfondo fatto di torri e campanili. Il tema della lotta tra San Giorgio e il drago, interpretato come allegoria della vittoria del cristianesimo sugli infedeli, è tratto dalla duecentesca Legenda Aurea di Jacopo da Varazze. Nella scelta insolita del momento – il commiato tra la principessa e il santo guerriero che sale a cavallo pronto ad affrontare il drago – Pisanello sottolinea la dimensione profana del racconto, dove san Giorgio incarna gli ideali cortesi dell’eroe dei romanzi cavallereschi.
L’originario monastero benedettino dell’XI secolo venne ricostruito in forme rinascimentali a partire dalla metà del 1400 dai Canonici Secolari di S. Giorgio in Alga, ricco e raffinato ordine veneziano al quale nel 1442 il monastero venne affidato. Nella fabbrica, già caratterizzata da preziosi interventi, la realizzazione della bellissima cupola con tamburo e il progetto del campanile, rimasto incompiuto, sono di Michele Sanmicheli. Giorgio Vasari attribuisce sempre a lui la bella cupola con tamburo che sormonta e illumina il transetto; è l’unica chiesa di Verona ad essere dotata di cupola e ricorda Roma, dove il Sanmicheli si era formato entrando in contatto con l’ambiente michelangiolesco. L’interno, definito da Goethe nel suo Viaggio in Italia una galleria di buoni dipinti, ha il suo punto di massimo interesse sull’altare maggiore, con il capolavoro del Martirio di S. Giorgio (1564 ca.) di Paolo Veronese.
Già abbazia benedettina fin dal VII secolo, S. Maria in Organo, sulla riva sinistra dell’Adige, fu assegnata nel 1444 agli Olivetani che la fecero rifiorire con interventi strutturali e impreziosimenti pittorici e decorativi. Fra questi, le stupende tarsie lignee del Coro e della Sacrestia, realizzate dal 1494 dall’olivetano Fra’ Giovanni da Verona. Illusionistici armadi aperti con all’interno libri, strumenti musicali, oggetti liturgici, animali, frutta e fiori; scene urbane con prospettive architettoniche (alcune rappresentanti Verona, con indubbio valore storico); figure di Santi. Al centro del coro vi è il grande leggio ligneo, intagliato da fra’ Giovanni nel 1500, con tarsie che simulano libri corali aperti e un grazioso coniglietto. Sono i soggetti usciti dalla fantasia e dalla maestria dell’autore, a cui fanno da sfondo in sagrestia gli affreschi di Paolo Farinati e di Francesco Morone con ritratti di papi benedettini e nobili membri dell’ordine degli Olivetani.