Chiesa di Santo Stefano
Santo Stefano ha una delle storie più antiche e complesse tra le chiese di Verona. La facciata attuale ha le tipiche forme del romanico veronese: corsi di pietra e mattoni alternati, protiro pensile sull'ingresso, archetti ciechi lungo gli spioventi e una finestrina a croce in alto. Il tiburio ottagonale aperto da bifore su due livelli, di tipo lombardo, è il solo esistente in area veronese.
Origini
La chiesa di santo Stefano posta oltre l’Adige nei pressi di Ponte Pietra a Verona è senza dubbio uno dei luoghi di culto più antichi della città e tra i più affascinanti. In epoca romana in questa zona sorgeva una porta d’accesso, oggi scomparsa, ed esternamente un’area cimiteriale. In seguito divenne un’importante zona cimiteriale cristiana. Non a caso infatti furono sepolti qui i primi 40 martiri cristiani veronesi. Il martirio di questi primi 40 Santi veronesi è rappresentato in una tela della Cappella degli Innocenti dentro alla chiesa. La prima chiesa fu costruita in una data imprecisata; la prima risale all’epoca paleocristiana. Di questa chiesa non si sa nulla, si sa solo che Re Teodorico ne fece demolire una parte - quella che oggi corrisponde alla zona absidale - per realizzare le mura difensive. Tre furono sostanzialmente le fasi costruttive: una prima chiesa paleocristiana, di cui non si sa la datazione, una parziale ricostruzione altomedievale intorno al VII, VIII sec. d. C. e una ricostruzione romanica, che è quella visibile oggi sulla facciata e nelle pareti laterali. Di quest’ultima si sa qualcosa in più in termini di datazione: è quasi certo che la chiesa di S. Stefano venne ampliata e ricostruita in stile romanico dopo il terremoto del 1117. Ad ogni ricostruzione la chiesa si ampliò sempre più.
Esterno
La facciata presenta il tipico stile romanico locale con l’alternanza di filari in cotto e pietra bianca di Avesa. Lo stile è molto semplice; sopra all’ingresso si apre il rosone, un’apertura tonda senza decorazione alcuna. Curiose e di estremo interesse storico sono le scritte in latino con caratteri gotici scalfite sui mattoni. Esse raccontano alcuni momenti drammatici della città, quali saccheggi o alluvioni, ma anche momenti gloriosi, come l’arrivo in città di personaggi importanti.
Interno
Il pezzo forte della chiesa è la Cappella degli Innocenti realizzata tra il 1619 e il 1621 in pieno stile barocco, che malamente si sposa con il contesto romanico. Di autore ignoro, la cappella è in gran parte decorata in bianco, stucchi e oro, quindi si presenta luminosa e vivace; sulle pareti brillano le pale di tre grandi artisti: Marcantonio Bassetti, Pasquale Ottino e Alessandro Turchi, tre grandi maestri dell’arte barocca veronese. La pala sulla destra rappresenta i 5 Vescovi martiri di Verona, è forse il pezzo forte di questa cappella. Fu realizzata da Marcantonio Bassetti, un artista che viveva nei pressi di San Giovanni in Valle. Le tele del Bassetti e del Turchi furono realizzate a Roma, dove i due artisti soggiornavano, e poi spedite a Verona. La tela sopra all’altare è dell’Ottino e raffigura la Strage degli Innocenti, di ambientazione veronese, infatti il martirio ha luogo in Piazza Brà, di cui si vedono i portoni. Erode è affacciato ad una finestra della Gran Guardia e assiste allo spettacolo dell’uccisione dei bambini. Sulla sinistra la tela del Turchi raffigura il Martirio di Quaranta Martiri Veronesi, avvenuto secondo l tradizione nell’area cimiteriale qui preesistente, e perciò ambientato in riva all’Adige vicino al ponte della chiesa. La cappella prende il nome dal fatto che qui secondo la tradizione erano state portate le spoglie di alcuni dei bambini fatti massacrare da Erode. Intorno alle spoglie fu fatta costruire la cappella sfondando la parete laterale della chiesa romanica. A ricordo di questo di fianco alla cappella sulla sinistra vi è una lapide del sacello in cui venivano venerate le spoglie dei bambini.
Sopra alla porta d’ingresso vi è una grande tela di Domenico Brusasorzi che rappresenta un Cristo portacroce sorretto da Santo Stefano inginocchiato. Sulla destra vestito di rosso S. Pietro martire da Verona. Fu sempre questo pittore a realizzare a metà del Cinquecento gli affreschi con angioletti e segni del martirio che decorano la cupola.
Interessanti i monocromi sulle due pareti laterali realizzati dal veronese Giovan Battista il Moro. Sulla destra S. Pietro consacra S. Stefano, mentre sulla sinistra viene riportato il momento della sepoltura di S. Stefano.
Transetto di sinistra
Da ammirare l’Annunciazione dipinta su parete di Martino da Verona, conservatasi perfettamente poiché nascosta sotto altri strati di intonaco per secoli. A sinistra si vede l’arcangelo Gabriele e a destra la Madonna. Nella parte alta l’incoronazione della Vergine. È splendidamente conservata anche nei suoi colori.
Cripta
La chiesa sotterranea corrisponde alla chiesa altomedievale. La prima chiesa era più piccola, a navata unica, come anche la seconda. Alla terza chiesa, quella romanica attuale, furono aggiunte le navate laterali.