Verona di Dante
Verona, dichiarata nel 2000 patrimonio dell’Unesco, già ai tempi degli Imperatori Romani era soprannominata la piccola Roma. Simbolo di questa città infatti è l’Arena, quarto anfiteatro in Italia per grandezza dopo il Colosseo, l’Arena di Capua e Milano. Duemila anni di storia raccolti in pochi chilometri quadrati. Forse è per questo che Dante Alighieri nei primi anni del Trecento scelse questa città per trascorrere parte del suo esilio. Sette anni nei quali il Sommo Poeta fu ospite della Signoria Scaligera ed in particolare di Cangrande I della Scala, celebre condottiero.
Dante e Cangrande
Lo primo tuo refugio e ’l primo ostello
sarà la cortesia del gran Lombardo
che ’n su la scala porta il santo uccello;
Così scrive il Sommo Poeta nel diciassettesimo canto della Divina Commedia in riferimento a Verona (primo rifugio), e all’amico Cangrande I (il gran Lombardo), che, divenuto vicario imperiale per nomina di Enrico VII di Lussemburgo, poteva fregiarsi del simbolo dell’aquila nel proprio stemma (il santo uccello), da affiancare alla scala di famiglia. Dante durante gli anni del suo esilio venne aiutato generosamente da Cangrande I, fu grazie al suo denaro che il Poeta poté scrivere il De Monarchia, di cui Cangrande fu in parte ispiratore ed influenzatore. Il celebre condottiero leggeva affascinato le opere di Dante, e secondo Boccaccio il Poeta era solito inviare all’amico dai sei agli otto canti del Paradiso, in modo che potesse leggerli e dare un giudizio.
Dante, Romeo e Giulietta
Quella riportata sopra non è l’unica citazione alla città scaligera che troviamo nella Divina Commedia. Conosciuta in tutto il mondo come la città degli innamorati, Verona deve parte della sua fama al celebre scrittore William Shakespeare, che qui ambientò la più tragica delle storie d’amore, quella di Romeo e Giulietta. Ed è proprio nel periodo dell’esilio veronese di Dante che si ritiene si sia consumata la tragica storia d’amore di Romeo e Giulietta. Anche il Sommo Poeta, infatti, cita le due famiglie rivali nel VI Canto del Purgatorio (vv. 106-108):
Vieni a veder Montecchi e Cappelletti,
Monaldi e Filippeschi, uom senza cura;
color già tristi, e questi con sospetti!
Dei versi che alimentano e ravvivano la leggenda dei due sfortunati innamorati.
Dante, l’Arena di Verona
Il nostro viaggio sulle tracce del più grande poeta di tutti i tempi non può prescindere dall’Arena di Verona. Divenuta il simbolo della città, questo grandioso monumento era capace di ospitare circa 25 mila persone, ovvero l’intera popolazione della Verona del I secolo d.C., periodo a cui risale la sua costruzione. Era il luogo dove gli antichi romani assistevano alle lotte dei gladiatori e ad altri spettacoli cruenti. In epoca comunale e scaligera, invece, l’anfiteatro divenne la sede delle lotte giudiziarie. Per risolvere processi incerti, infatti, gli interessati si avvalevano di lottatori professionisti, i quali decidevano con la loro forza le sorti del processo. Ed anche Dante, durante gli anni del suo esilio, partecipò come spettatore ad una di queste lotte e la descrisse in un canto dell’Inferno:
qual sogliono i campion far nudi e unti
avvisando lor presa e lor vantaggio,
prima che sien tra lor battuti e punti
Il Sommo Poeta voleva con ciò rammentarci che i gladiatori romani solevano soppesare attentamente l’avversario per cogliere il momento a loro più vantaggioso per sopraffarlo. Ancora oggi permane un mistero: perché il Sommo Poeta, che a Verona trascorse alcuni anni di vita, non fa mai menzione dell'Arena nella sua Commedia? Non lo sapremo mai, ma la leggenda vuole che la visione delle gradinate abbia suggerito a Dante la forma del suo Inferno, suddiviso in gironi.
Dante, Questio de Acqua et Terra
Diverse sono le tappe fondamentali per ripercorrere le orme di Dante a Verona, fra cui le chiese di San Fermo e di Santa Anastasia. Nella prima si trova ancora la Cappella Alighieri coi corpi tumulati degli utlimi discendenti diretti, mentre nella seconda è riemerso dopo alcuni recenti restauri un affresco raffigurante Dante di profilo. A queste si aggiungono Piazza dei Signori, dove si trova la statua dedicata all’Alighieri, e il Palazzo della Prefettura, dove il poeta fu ospitato da Cangrande. Ma la tappa fondamentale fra tutte è costituita dalla Chiesa di Sant’Elena, antico luogo di culto risalente all’VIII secolo ed inserito nel complesso del Duomo di Verona. Un gioiello architettonico che nel gennaio del 1320 accolse uno dei momenti più importanti del Medioevo: una conferenza scientifica di Dante Alighieri. In quei giorni il Poeta era di passaggio a Verona per salutare i figli che vivevano in città. Era una fredda sera di gennaio del 1320 quando Dante fu invitato in questa chiesa a tenere una lezione accademica su un tema molto dibattuto all’epoca, il problema dell’altezza delle acque rispetto alla terra, la Questio de acqua et Terra. Dante è nervoso, alla conferenza mancano molti degli invitati, e lui, uomo retto e colto, continua ad essere un esule che gira l’Italia, mendicando ospitalità in cambio di servizi d’ambasceria. Qui a Sant’Elena però ha una speranza, con la sua dissertazione, infatti, ha la possibilità di dimostrare ai professori e agli studiosi dell’Università di Verona tutta la sua sapienza, conquistandosi così la dignità di studioso affermato e magari anche una cattedra. Ma in molti lo boicottano, segno inequivocabile che il riconoscimento tanto agognato non lo avrà mai. E infatti l’incarico dell’insegnamento verrà affidato ad un certo Artemisio, costringendo il Divin Poeta a peregrinare fino alla morte, che giungerà l’anno successivo a Ravenna, città dove tutt’ora è sepolto.
Queste ed altre curiosità scopriremo durante il percorso sulle tracce di Dante a Verona…