Michele Sanmicheli architetto
Il primo biografo fu Giorgio Vasari che pubblica una scheda sulla vita nel 1568. Son seguite altre mostre e monografie e studi divulgativi. Egli nasce nel 1486, come ci dice Giorgio Vasari, ma gli studiosi dicono che forse è nato un paio di anni dopo. Il padre Giovanni da Porlezza era un lapicida comasco che operava a Verona assieme al fratello Bartolomeo. Lavorarono alla Loggia del Consiglio realizzando le statue del coronamento. Si forma presso la bottega del padre, ha come compagni di bottega il fratello Jacopo e il cugino Paolo. Ha avuto una infanzia difficile perché i genitori muoiono giovani, perciò fu allevato dal fratello Alessandro che ne diventa tutore.
Carriera
A 16 anni è a Roma dove entra nella cerchia bramantesca e comincia subito ad avere degli incarichi: capomastro nel Duomo di Orvieto e realizza la Cappella Petrucci nella chiesa di San Domenico ad Orvieto. Nel 1526 ottiene l’incarico da parte di Clemente VII di controllare le strutture fortificate dell’Emilia Romagna, ma quando nel 1527 ci fu il sacco di Roma il Sanmicheli torna a Verona e costruisce per il Podestà Giovanni Emo il Ponte Nuovo. Dalla Serenissima ha l’incarico di ingegnere delle fortificazioni di Verona e di Legnago e quindi realizza tutta una serie di complessi fortificati, le porte e una sequenza di bastioni.
Opere
Alcuni studi recenti hanno messo in luce una cosa interessante e cioè il fatto che il Sanmicheli, che viveva a casa del cugino, sia stato introdotto nell’entourage della noblesse veronese da una serie di fortunate coincidenze. Il cugino era amico del nobile Guaresco Raimondo, suocero di Margherita Pellegrini, la quale a sua volta gli commissionò la Cappella Pellegrini a San Bernardino, che ella volle realizzare in ricordo dell’adorato figlio Nicolò morto a soli 18 anni. Sanmicheli la progetta e la realizza parzialmente, poi è costretto ad andare nel Levante e perciò subentra il cugino Paolo. In ogni caso grazie ai contatti con Margherita lui arriverà poi a conoscere altre famiglie e realizzerà:
- La cappella gentilizia di Villa della Torre a Fumane
- Il Lazzareto 1539-40
- Palazzo Canossa
- il Tornacoro del Duomo di Verona
- Palazzo Bevilacqua in Corso Cavour
- Palazzo Lavezzola Pompei
- il Portale del Palazzo del Podestà in piazza dei Signori
- il Portale del Palazzo del Capitanio (ex Palazzo del Tribunale)
Influssi esterni
Lavorò molto per la Serenissima, fu in Dalmazia, Sebenico, Zara, visse a Venezia per alcuni anni dove realizzò tutta una serie di edifici nobiliari e divenne uno dei più importanti artisti veneziani assieme a Tiziano e Sansovino. Ebbe anche contatti con Paolo Veronese, Battista Zelotti, introdusse il Torbido per gli affreschi del catino absidale in Duomo, e lavorò a Palazzo Canossa con Battista del Moro. Il suo linguaggio risente molto della sua esperienza romana con Peruzzi e Raffaello, e di Giulio Romano, però si vedono moduli stilistici tipici dell’architettura romana locale come l'Arena, il teatro romano e le porte romane. Non ha lasciato grafici, come Palladio che ha scritto i quattro Trattati e perciò non esiste una monografia della sua Opera.