Per chi fosse interessato ad una visita guidata lungo le mura di Verona, tra Porta Nuova e Porta Palio, non esisti a contattarmi. Essenzialmente, nella storia, le cinte murarie di Verona sono state tre:
Alle tre cinte cittadine si deve poi aggiungere il complesso dei forti di difesa esterni creato dagli Austriaci durante il diciannovesimo secolo.
La cinta romana di Verona
Le mura della prima cinta romana si congiungevano ad angolo retto nei pressi di via Leoncino. Col tempo poi questa prima cinta fu abbandonata a sé stessa, poichè con l’espansione dell’impero la cinta aveva perso la sua funzione difensiva
Nel 258 d.C. con l’invasione delle popolazioni germaniche, Gallieno ne decise il rafforzamento e fu eretta una nuova cinta a qualche metro di distanza dalla precedente, oltre a racchiudere l’anfiteatro (Arena) entro un nuovo tratto.
Le mura romane servirono alla difesa per molti secoli, fino alla costituzione del Comune, nel XII secolo, quando si volle provvedere alla costruzione di una nuova cinta, indipendente dalle vecchie fortificazioni.
I nuovi muri di Cangrande
All'inizio del Trecento gli Scaligeri tracciarono una nuova cerchia chiamata ad includere tutto il tessuto urbano con le sue fortezze, fra cui quel Castel San Pietro che nel XIX secolo sarebbe stato demolito dai Francesi per la sua “pericolosità”, in virtù della posizione strategica. Su queste mura, rafforzate ma sostanzialmente inalterate in epoca veneziana, si sarebbero innestati, secoli dopo, sostanziosi interventi francesi e austriaci. Fra il XII e il XIII secolo era sorto intorno al Colle di San Pietro il Quartiere del Castello. Intorno a questo recente nucleo abitativo si allargarono le nuove fortificazioni, i cosiddetti Muri Nuovi. Le nuove fortificazioni non erano più del tipo “alla romana”, con mura quadrate, ma seguivano e assecondavano le caratteristiche naturali del terreno. Le muraglie erano del tipo “a sacco”, costituite da due pareti esterne, lontane poco più di un metro, riempite da materiale grossolano: ciottoli di fiume, frammenti di mattoni e di tegole, pietrame di recupero tenuto insieme da malta morbida.I muri esterni di contenimento erano invece costruiti con blocchi di pietra di medio volume, squadrati non finemente e legati con malta dura.
A Giangaleazzo Visconti dobbiamo la creazione della Cittadella, ricavata dalle vecchie fortificazioni comunali e scaligere, con la semplice costruzione di un muro lungo il tracciato dell’attuale corso Porta Nuova. Le mura comunali furono usate a “rovescio”, dotandole di merli con le feritoie rivolte verso la città. Il Visconti rifece Castel San Pietro e diede inizio alla costruzione di Castel S. Felice.
Le fortificazioni veneziane di Verona
I Veneziani realizzarono grandi interventi dando inizio alla revisione della cinta muraria: furono create nuove rondelle e bastioni, e soprattutto nuove porte:
- Porta Vescovo: eretta nel 1520, fu ingrandita nel 1860.
- Porta S. Giorgio: si trova di fronte alla chiesa di S. Giorgio in Braida e fu costruita nel 1525: ha la facciata interna, di definizione austriaca, a bugnato con tre fornici, di cui i laterali incassati; la fronte esterna presenta invece un prospetto marmoreo tripartito da lesene su alti piedistalli. Dal 1530 si rifece completamente tutta la cinta e i lavori furono affidati a Michele Sanmicheli.
- Porta Nuova: l'ingresso principale, e più rappresentativo, in Verona, immediatamente fuori dalla cerchia di mura veneziane e austriache che ancora circondano la città antica. Già l'ingresso alla città rivela i titoli della sua antica nobiltà: principalmente nella monumentale Porta Nuova, che conserva in parte le strutture originali. Costruita da Michele Sanmicheli fra il 1435 e il '40, fu largamente rimaneggiata dagli Austriaci nel 1854 con il completamento per analogia del paramento in tufo e l’apertura dei due fornici laterali.
- Porta del Palio: prende il nome dal Palio, la corsa che durante il Medio Evo si correva nelle vicinanze, e di cui fa menzione Dante nel c. XV dell'Inferno. È il capolavoro del Sanmicheli nell'ambito della sua attività di architetto militare. Notevole il contrasto fra le due facciate: quella esterna a forte bugnato liscio rigorosamente partito da coppie di colonne, e quella interna a cinque fornici, solennemente classicheggiante, con retrostante galleria. Fu costruita fra il 1542 e il 1557.
- Porta S. Zeno: innalzata dal Sanmicheli nel 1541-42 a destinazione soltanto civile. Il prospetto esterno in laterizio è scompartito da lesene bugnate corinzie e da fregi a cane corrente e da meandri, soluzione che si ripete semplificata nella fronte verso la città.
Le fortificazioni veneziane si mantennero intatte fino all'inizio dell'Ottocento quando i Francesi, costretti a cedere la città all'Austria, prima di andarsene cercarono di rendere quanto più possibile inutilizzabili le difese: Castel S. Felice e Castel S. Pietro furono demoliti, come i bastioni sanmicheliani a destra dell'Adige, ad eccezione dei due bastioni esterni, quello di Spagna e quello di S. Francesco. Gli Austriaci attesero più di trent'anni per mettere mano alle fortificazioni veronesi.
Interventi austriaci in città
A Verona il primo intervento riguardò la costruzione della cinta magistrae in destra Adige, avviata nel 1833 con un lavoro di sgombero delle macerie e di successiva riedificazione che durerà oltre sei anni, impegnando un numero crescente di operai, che passarono da 2.000 a oltre 7.000.
Lo smantellamento era avvenuto in seguito alla pace di Lunéville del 9 febbraio 1801, che divideva la città di Verona in due, assegnando la riva sinistra dell’Adige agli Austriaci.
I Francesi prima di ritirarsi sulla riva destra si resero colpevoli della distruzione di Castel San Pietro, di Castel San Felice e della torre che alla Campagnola era posta a difesa del Ponte di Castelvecchio. Ma lo scempio francese non era finito. Ritiratisi sulla riva destra, temendo che gli Austriaci potessero varcare l’Adige e, una volta conquistata la città antica, trincerarvisi grazie alle possibilità di difesa offerte dalle mura sanmicheliane, il 25 luglio 1801 decretarono l’abbattimento dell’intero complesso, a eccezione dei bastioni di San Francesco e di Spagna.
Per fare saltare in aria l’enorme insieme di fortificazioni furono impiegate tonnellate di esplosivo. Le mine francesi distruggevano un patrimonio senza eguali, oggetto di ammirazione in tutta Europa: le fortificazioni di Sanmicheli. Oltre al valore artistico andava perso anche un capolavoro sotto il profilo ingenieristico e architettonico.
Con i successivi interventi, gli Austriaci non si limitarono però alla cinta muraria cittadina, ma Verona divenne un vero e proprio campo trincerato, con una lunga serie di forti esterni.