Porta Palio - Visite guidate alle mura e alle porte di Verona

Tra le porte veneziane meglio riuscite

Porta Palio


Maffei disse: “è più facile ammirarla e osservarla che descriverla”. È talmente complessa e ben organizzata che le parole non stanno al livello della qualità architettonica della porta stessa. La facciata è divisa in tre grandi campate separate da semicolonne e semipilastri. Questa tripartitura, con i passaggi, è desunta da una antichità romana veronese, vale a dire il teatro romano. Palladio stesso aveva disegnato i resti del teatro nel quale si presenta una partitura di questa configurazione dei grandi campi architettonici separati da semicolonne abbinate. 

Prospetto verso la campagna

Nel prospetto verso la campagna ritroviamo le semicolonne abbinate e la partitura centrale; uno schema fu ripreso dall’antichità che il Sanmicheli replica nella porta. Vi è poi un altro elemento architettonico e stilistico desunto dall’antichità romana e che rimanda al teatro, vale a dire la sequenza in profondità dei piani di facciata. La facciata mostra più piani digradanti verso l’interno: il primo piano è dato dalle semicolonne (che sporgono per due terzi del diametro) e dai semipilastri, il secondo piano più arretrato è dato dalle specchiature con i bugnati (conci squadrati geometricamente) e il terzo piano di facciata è dato dagli sfondati dove ci sono le porte. Son tre piani architettonici montati; un artificio scenografico e stilistico recuperato dall’antichità
Vi è poi una cosa assolutamente nuova, straordinaria e originale che sono le proiezioni verso l’esterno date dai tre guerrieri. Rispetto questi tre piani digradanti verso l’interno i tre guerrieri sporgono e si proiettano verso l’esterno. Questa è una invenzione originale di Michele Sanmicheli. I tre guerrieri son posti a rappresentare le virtù marziali della Repubblica veneta in segno di celebrazione. 
Gli elementi compositivi che noi osserviamo sono notevoli dal punto di vista della finezza esecutiva e del materiale. Si tratta di pietra di Avesa - una pietra veronese molto apprezzata dal Samicheli - lavorata con una finezza esecutiva straordinaria. Si osservino le semicolonne scanalate di ordine dorico, i conci smussati e levigati, e soprattutto un elemento architettonico caratteristico: le raggiere dette piattabande, vale a dire gli architravi delle aperture. Quei cunei a raggiera sono una connotazione architettonica di forza costruttiva molto evidente ed espressiva, che Sanmicheli adotta solo in questa porta. In Porta Nuova ci sono i prospetti con gli archi. Qui non c’è nessun arco in facciata, ma solo piattabande che danno più il senso di chiusura, di potenza costruttiva. Infine, la scelta dell’ordine dorico non è casuale, era considerato essere il più appropriato per gli edifici pubblici che manifestino potenza e solennità dello Stato veneto. È per eccellenza un ordine marziale dal punto di vista del significato stilistico. 
Mentre si entra osservare il notevole spessore dei muri. 

Spazio interno

Qui vi è una sorpresa: la grandiosità del vano interno unitario. È un’aula termale - come c’era nell’antichità romana - che ha tutti i caratteri dell’imponenza e della bellezza costruttiva assoluta e classica. Questo vano veniva occupato dai militari, dal corpo di guardia e permetteva nello stesso tempo il transito dei viaggiatori che uscivano e entravano dal passo carrabile centrale e da quello pedonale laterale. In origine il passo carrabile era chiuso, e dei due passaggi pedonali se ne usava solo uno, l’altro era solitamente fatto solo per simmetria architettonica ma restava chiuso (come a Porta Nuova). L’interno, meraviglioso, mostra un carattere di bellezza costruttiva geometrica, ci sono pochissimi ornamenti. Qui Sanmicheli usa un altro registro compositivo, che è quello della severità costruttiva priva di ornamenti. La facciata esterna è ricchissima di ornamenti, lo spazio interno muta completamente il suo codice compositivo. D’estate l’effetto è molto coinvolgente perché si entra da una luce abbagliante e si viene accolti in questo spazio in penombra, molto accogliente e protettivo, che dà un senso di sicurezza e di saldezza costruttiva

Portico 

Il portico è un elemento insolito che non si è mai visto in nessun altra porta di città. È una invenzione molto originale del Sanmicheli. Qui stazionavano le guardie del corpo militare di sorveglianza ma in questo caso ha anche una funzione rappresentativa di mediazione dalla porta fortificata e dalle mura verso la città. Il portico costituisce quindi un elemento di trapasso, figurativo, monumentale, che ha anche una funzione civile, mercantile, commerciale e daziaria. Attraverso la porta Palio venivano convogliate le derrate alimentari e i grani prodotti nella campagna e quindi in questo spazio si facevano delle verifiche sulle granaglie. Quindi aveva una funzione civile complementare. Inoltre, noi oggi non ce ne rendiamo conto, ma nel Cinquecento, quando fu fatta la Porta, la strada di circonvallazione era in asse sui due fornici laterali, per cui vi era una perfetta intersecazione tra l’asse stradale di penetrazione e l’asse trasversale della circonvallazione interna. Le due grandi aperture ai lati davano sulle strade laterali. Poi nell’Ottocento, quando gli Austriaci ricostruirono le mura di Verona, i terrapieni furono molto ampliati per cui la strada si spostò verso l’interno e si perdette questa percezione. Anche per questo interno valgono le parole del Maffei, è meglio ammirarlo che descriverlo. 

Prospetto verso la città 

Anche qui Sanmicheli dimostra di percepire l’eredità dell’antichità classica come un elemento determinante della nuova architettura. Infatti questo interno è una rielaborazione e una trasfigurazione dell’Arena. Così come la facciata esterna richiama il teatro romano, quella interna si rifà all’anfiteatro. La loggia rimanda quindi agli androni dell’arena qui rivisitati dal Sanmicheli. E qui si nota un altro passaggio stilistico: non abbiamo più un ordine dorico rifinito e spianato, ma rustico. I conci di montaggio della porta son sbozzati in modo rustico (spuntati), non sono levigati e lisciati. Sono invece martellati di punta. Questo dà un carattere costruttivo di maggiore gravità e forza. Altra novità, rispetto all’esterno, è che questo interno è fatto tutto con gli archi. Per cui presenta un altro impatto figurativo a chi esce dalla città, che si trova di fronte una scena prospettica su cinque campate. Esternamente 3 campate su semicolonne, all’interno cinque campate, il prospetto interno infatti è più ampio. Le cinque campate ad arco monumentale ricordano i fornici dell’Arena (pensiamo all’ala). Chi arrivava da Castelvecchio, già da lontano, aveva la percezione di questo asse stradale rettilineo concluso in maniera perfetta dalla porta sanmicheliana con 5 archi di ordine dorico rustico. 

Note finali 

Si osservino le chiavi di volta, che pure dimostrano un’espressione sanmicheliana arditissima; si tratta di conci pesantissimi che stanno lì in equilibrio e sporgono con una potenza costruttiva straordinaria sui due lati dell’arco. Visti da fuori danno impressione di audacia costruttiva. Stando nel portico non siamo né fuori né dentro, è un esterno-interno. Ha una giustificazione funzionale ma anche architettonica. È l’unico esempio di porta urbana con un porticato aggiunto. Naturalmente la porta era dotata di ponti levatoi (si vedono i segni delle scanalature per ospitarne le leve) carrabile e pedonale. La porta sull’esterno era staccata dal piano di campagna da un fossato. Viene chiamata anche Porta Stupa perché da un certo punto in poi fu chiusa, sembra che l’occasione fu la grande peste del 1630 e per ragione sanitaria le porte furono controllate in maniera incisiva e questa venne addirittura chiusa. E veniva aperta solo tre mesi all’anno durante la stagione estiva per far passare le derrate alimentari. Mentre il nome Porta Palio deriva dal fatto che già nel Duecento qui si teneva il palio del drappo verde di cui parla anche Dante Alighieri. Era una corsa che partiva da Santa Lucia, arrivava fin qui, proseguiva sul corso fino a Porta Borsari e Piazza delle Erbe. Il palio all’inizio si correva la prima settimana di Quaresima. La porta fu riaperta nel 1830 circa in occasione dei lavori di ricostruzione delle mura di Verona operate dagli Austriaci, usata come cantiere durante i lavori. Da allora restò aperta per sempre. 
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