Villa della Torre in Valpolicella

Genio e classicità 

Villa della Torre

Generalmente le ville venete sono un tentativo di spostare in terraferma la residenza del nobile veneziano su Canal Grande a Venezia. Questa villa si pone come eccezione; è il tentativo riuscito di ricostruire nel veronese una villa romana. La famiglia dei Della Torre era di origine lombarda, ma trovò riparo qui, cacciati dai Visconti. Fu sempre una famiglia con interessi culturali (i suoi discendenti furono matematici o professori). Nella villa intervennero parecchi architetti diversi: la chiesetta è attribuita a Michele Sanmicheli, la progettazione della villa è attribuita a un membro della famiglia o all’architetto Giulio Romano. 


La villa era certamente completata nel 1560 e fu il risultato di un ampliamento condotto sui resti di una costruzione quattrocentesca. Essa fu la dimora di Veronica Franco, una cortigiana veneziana di alto bordo; fu ospite qui di Marcantonio della Torre nel 1562 e descrisse la villa come particolarmente bella. Nell’Ottocento fu rifugio per contadini, durante la seconda guerra mondiale fu acquartieramento tedesco e solo dopo la guerra fu comprata dall’industriale Girolamo Cazzola che la restaurò a partire dagli anni ’50. 

Chiesetta

Antonio Vasari la attribuisce al Sanmicheli, si tratta di un edificio di forma ottagonale mentre la loggia d’ingresso mostra una serliana. L’elemento dell’ottagono si ripete in tutta la villa. 

Descrizione di Villa della Torre 

La villa è disposta su 5 livelli diversi: in origine il muro di cinta arrivava fino ai piedi della collina e vi era un doppio filare di cipressi, quindi la villa era più integrata con la collina circostante. Del primo ingresso della villa non è rimasto nulla. 
I 5 livelli diversi sui spiegano con un motivo pratico: in cima alla collina è stato trovato un serbatoio d’acqua, e perciò nella villa era stato creato un gioco di contrasti non solo tra l’architettura classica e quella anticlassica, ma anche tra acqua e fuoco: le fontane esterne e i camini interni. Va ricordato che esistevano una serie di corsi d’acqua utili ad alimentare le pescherie e i vari giardini. 
La villa può essere considerata unica nel suo genere in Veneto in quanto si ispira a un’antica villa romana; nel Cinquecento infatti gli architetti avevano studiato le regole descritte da Vitruvio per costruire la villa. 
Solo che qui i della Torre inseriscono degli elementi di disturbo nella classicità della villa: vista da un punto rialzato la villa denuncia la mancanza di perfezione geometrica; sono stati inseriti piccoli elementi di disturbo, come ad esempio la asimmetria degli archi. Il fatto che siano fuori asse tra di loro è certamente voluto per ingenerare un sensazione di stupore, meraviglia, straniamento e dall’altra ne rinforza il senso prospettico. 
Alcuni storici attribuiscono la paternità della progettazione a Giulio Romano, che partecipò alla costruzione di Palazzo Madama a Roma, e infatti la scalinata semicircolare nel giardino somiglia a quella di Palazzo Madama. Il bugnato rustico è poi un elemento “trasgressivo” caratteristico del Pippi riscontrabile anche a Palazzo Te a Mantova.  

Peristilio

Esso ricorda da vicino quello di una villa romana. Vitruvio insegnava infatti che il lato più breve di un peristilio doveva essere 2/3 rispetto a quello più lungo. Oppure che l’altezza del pilastro doveva essere uguale alla profondità del corridoio, proprio come qui. Queste regole di eleganza e simmetria vengono pedissequamente adottate, ma con l’inserimento di alcuni elementi di contrasto, per esempio i massi che formano le colonne sono di numero irregolare; a volte 9, a volte 7. I capitelli sono incompiuti. I quattro pilastri agli angoli sono a “elle”. 
La fontana al centro non è quella originale, ma comunque qui l’acqua zampillava. 
Dovremmo poi immaginare statue di stile romano nelle nicchie e busti inseriti nelle mensole. 
I camini in stucco sono invece originali.

I Camini 

I camini furono realizzati alla fine del 1500 da un artista veronese, Bartolomeo Ridolfi: sembrano barocchi e questa fu la loro fortuna, in quanto questo fu il motivo per cui nel ‘700 non furono distrutti, in quanto considerati ancora di gusto moderno per l’epoca. 
I camini son stati realizzati in foggia di mostri marini, suggerendo una sorta di gioco intellettualistico fra l’acqua del mostro marino e l’acqua della villa e il fuoco del camino. 
Gli affreschi sono del ‘400. 
Il giardino dell’ultimo livello  all’italiana in origine e perciò andrebbe immaginato con siepi che formavano percorsi interni e decorato con statue. 

Ninfeo

Sotto vi è una grotta ottagonale. L’ingresso sembra un mascherone. 
La villa era luogo di svago e divertimenti, condotti fatti anche con l’acqua; si bagnavano gli ospiti con guizzi d’acqua. 
È una delle ville più raffinate del Veneto e la si studia continuamente essendo la tipica villa intesa come luogo di ritiro dalle fatiche della città, permeata da una atmosfera allegra e solare.
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