Visitare il Castello di Soave con una guida turistica

sarà come tuffarsi in un lontano passato fatto di armi e guerrieri

Castello di Soave e Cinta Muraria

La prima attrattiva sull’attenzione del turista o del visitatore occasionale che si venga a trovare in Soave, è esercitata indubbiamente dalla cinta murale: mura con merli a coda di rondine e intervallate da 24 torri. In origine le mura avevano tre porte: a nord la porta Aquila, a est la porta Vicentina e porta Verona a sud. Le altre porte e passaggi furono costruiti più tardi per le esigenze sempre maggiori di viabilità. 

I Cortili

Il Castello di Soave è un tipico manufatto militare del Medioevo. Il restauro voluto e curato con intelligenza e passione dal senatore Giulio Camuzzoni è ispirato a un preciso scopo archeologico, riproducendo solo quelle parti della cui esistenza non si poteva dubitare. È costituito da un’alta torre attorno a cui si svolgono tre giri di mura a cui corrispondono tre cortili. Il primo cortile più in basso fu costruito dalla Repubblica di Venezia agli inizi del 1400 quando entrò in possesso del Castello. Qui si scorgono i resti di una chiesetta di modeste dimensioni e d’incerta origine. Il secondo cortile fa parte dell’antico castello: la porta d’ingresso è sormontata da una torre e sopra la porta vi è un affresco che rappresenta la Vergine in atto protettivo, dei fedeli che le stanno inginocchiati ai piedi. Il dipinto reca la data 1321. Da qui si accede al cortile (il terzo) più interno del castello. Nel cortile si alza il mastio che costituiva l’ultimo e più strenuo baluardo di difesa e che fu anche luogo di tortura. Entrando a sinistra vi è un affresco molto guasto e sbiadito: uno scudo con lo stemma degli Scaligeri (la scala con quattro scalini) tra due cani rampanti. In fianco è graffita una data in carattere gotico: 1340. Sullo sfondo un guerriero seguito da una schiera di soldati con bandiera scaligera. È interessante perché ci da modo di conoscere le armature dei soldati scaligeri: corazze, elmetti, visiere, alabarde, lance, gambiere e calze di ferro e inoltre bandiere-astate. Nel mezzo del cortile un pozzo dell’epoca per le esigenze dei soldati, i quali probabilmente dormivano nell’adiacente corpo di guardia, dove oggi è esposta una ricca suppellettile guerresca dell’epoca, un documentario tangibile delle armi d’offesa e di difesa dei soldati scaligeri. 

Palazzina del Capitano 

Una scala esterna permette di salire a quella che nel Castello di Soave era l’abitazione del signore o del suo rappresentante (il Capitano delle guardie). La scala immette in una stanza di soggiorno dominata da un enorme camino, detta per questo motivo “la Caminata”. Da qui si accede a sinistra alla camera da letto, in cui è notevole un affresco del 1200, e a destra nella sontuosa sala da pranzo con la sua tavola apparecchiata. La sala da pranzo immette in una stanzetta sulle cui pareti stanno cinque ritratti: quello di Mastino I (considerato il fondatore delle fortune dei Della Scala), di Cangrande, il personaggio del casato che diede la più grande estensione al suo dominio e fu munifico protettore di artisti e poeti. Lo esaltò Dante che gli dedicò la IIIᵃ cantica (il Paradiso) della Divina Commedia. Poi di Taddea della Scala, moglie di Mastino II, successore di Cangrande; infine, di Cansignorio della Scala che ebbe il merito maggiore nell’opera di restauro e di ampliamento del castello, circondò Soave di mura, fece costruire il Palazzo di Giustizia e il Palazzo Scaligero o del Capitano. 

Il Mastio 

Uscendo da una stretta porta, saliti alcuni scalini, ci si trova sui camminamenti di ronda stretti, ma protetti, che permettono di raggiungere il mastio per raggiungere la vetta della torre da cui si può ammirare lo stupendo paesaggio che sembra senza limiti.
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