Palazzo Bevilacqua

Una perla di marmo per l'architettura italiana

Palazzo Bevilacqua a Verona

Michele Sanmicheli viene chiamato dalla famiglia Bevilacqua, una famiglia benestante già presente a Verona dal 1100, eran stati legati ai Della Scala, provenivano da Ala di Trento, e vendevano legname anche attraverso l’Adige. La famiglia voleva mettersi in concorrenza coi Canossa creando un palazzo ancora più fastoso e magniloquente. Fu lo stesso Michele Sanmicheli a consigliare alla famiglia di non creare il palazzo dallo stesso verso. Chi giungeva in città avrebbe quindi trovato in successione scenografica: arco dei Gavi, Palazzo Canossa, Palazzo Bevilacqua e Porta Borsari. 

Il palazzo fu commissionato da Antonio e Gregorio Bevilacqua, ma non è stato realizzato per intero o per fine budget oppure per motivi di lutto (visto che i figli erano morti). Il palazzo doveva proseguire fino alla piazzetta di Santa Teuteria e Tosca. Diversamente che da Palazzo Canossa che aveva solo funziona abitativa, questo doveva anche ospitare una Galleria d'Arte prestigiosa, voluta dal Conte Mario Bevilacqua (pezzi scultorei, dipinti del Veronese e del Tintoretto, dispersa con le soppressioni napoleoniche, oggi a Berlino).

Il palazzo è considerato come uno dei palazzi più belli dell’architettura italiana, quindi è un gioiello. Caratterizzato da due livelli: Sanmicheli adotta una balaustra per mitigare la disarmonia fra il piano inferiore e quello superiore. Quello superiore infatti sarebbe più slanciato, e quindi la balconata mitiga questa sproporzione. Lo stile è quello manierista, c’è una certa licenza nel recupero degli elementi classici. La parte inferiore è caratterizzata da un bugnato più rustico alla Giulio Romano, colonne a bugne inquadrano finestre centinate regolari. A decorare le chiavi di volta vi sono busti di Cesari, sopra l’ingresso Giulio Cesare. L’ingresso è asimmetrico perché non è stato portato a termine il palazzo. 

Nella parte superiore abbiamo un ritmo cadenzato, tra finestre piccole centinate, con sopra un timpano triangolare, e finestre più ampie. I decori sono lussuosi, molto ricchi rispetto a palazzo Canossa, infatti ci sono citazioni tratte dalla archeologia romana, la vicina Porta dei Borsari suggerisce a Sanmicheli l’utilizzo delle colonne tortili, o attorcigliate, che dinamizzano la facciata con potenti effetti chiaroscurali. Poi abbiamo ancora nella parte che sorregge le finestre del piano inferiore l’ala piumata con le teste leonine, e questo perché l’ala suggerisce la città da cui provenivano, Ala di Trento. Notare poi il decoro della svastica nelle mensole delle finestre. 

La svastica era utilizzata fin dalla classicità come una sorta di disco solare dalla simbologia positiva. E questo elemento ritorna nel Rinascimento. Oggi parlare di svastica dopo l’esperienza nazista suona sgradevole, ma in epoca classica aveva una valenza positiva. 
Nella parte alta si notino le divinità fluviali, da una parte e dall’altra, esse si riferiscono al cognome della famiglia: Bevi-l’acqua, cioè scorre l’acqua, e quindi ecco perché troviamo presenti le divinità fluviali. Nella serraglia in alto si riconosce la testa leonina, spiegabile col fatto che i Bevilacqua erano a sostegno di Venezia, quindi è una sorta di omaggio alla Repubblica. In alto notare il fregio a girali di una bellezza mozzafiato, e che mostra al centro l’ala piumata, sempre riferita alla provenienza della famiglia (la cittadina di Ala di Trento).
Il palazzo dagli inizi del ‘900 passa al Comune e oggi è sede di una scuola. Fortunati i ragazzi che vi studiano, probabilmente inconsapevoli di essere in uno dei palazzi più belli esistenti in Italia. 
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