Visita guidata alla Chiesa di San Francesco d'Assisi di Brescia

Una tappa fondamentale che unisce turismo storico e religioso

Chiesa di San Francesco d'Assisi

Una visita guidata alla chiesa di San Francesco d'Assisi è una tappa fondamentale in un tour della Brescia medievale. Costruita tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo, essa incarna il nuovo fervore culturale e artistico in atto in quel momento rivoluzionario. 


Tappe storiche di costruzione della Chiesa di San Francesco di Brescia 

Della chiesa possiamo fissare 4 momenti fondamentali:

  • Dopo un accordo tra i Francescani, il popolo e il Comune per ottenere il territorio su cui edificare la chiesa, essa viene costruita velocissimamente dal 1254 al 1265
  • Più tardi vi furono degli interventi rinascimentali a opera di Francesco Sanson. 
  • In seguito, un rifacimento di Rodolfo Vantini nel 1830-1840, che stravolse totalmente il volto interno dell’edificio della chiesa di San Francesco;
  • Infine, il ripristino novecentesco; prima con l’intervento dell’Arcioni nel 1905, e poi successivamente il ritorno dei Francescani (che erano stati allontanati a principio dell’Ottocento a causa delle leggi napoleoniche).

La chiesa sorge su un territorio un tempo destinato alla coltivazione di ortaggi e alle concerie. Il monumento nasce quindi in un contesto particolare con la finalità di essere la chiesa dei Francescani che doveva rendere viva e presente la spiritualità di San Francesco e attirare il popolo. Fu costruita per decreto del Comune, come si usava al tempo. 

L'aspetto esterno 

è tipicamente romanico, anche se a dire il vero la chiesa è un coacervo di stili che la rendono straordinariamente bella. La facciata si presenta a capanna, scandita da 4 lesene frontali, che suggeriscono la tripartizione interiore delle navate. Il portale è sormontato da una volta che mostra un aspetto quasi prerinascimentale visto che l’arco è a tutto sesto e strombato. Sopra una fascia orizzontale separa l'arco dal rosone, più tardivo della facciata originaria. Un rosone dalle linee insolitamente semplici per il periodo in cui fu realizzato. La facciata si presenta estremamente pulita: i due oculi delle navate laterali fan da contrappunto alle due svelte ed eleganti finestre monofore. La facciata della chiesa di S. Francesco si presenta quindi con una semplicità tipica dello spirito francescano. 

Pianta della chiesa

La chiesa presenta una pianta rettangolare divisa con molta precisione in tre navate. Le colonne centrali che sorreggono la navata centrale sono 6 per ogni lato; la simbologia è importante poichè 12 è il numero degli apostoli, e prima ancora era il numero delle tribù di Israele. La valenza simbolica dei pilastri rimanda alla chiesa intesa non tanto come edificio, ma come comunità di credenti in Gesù Cristo, che è fondata sulla roccia, cioè Gesù Cristo, sul fondamento degli Apostoli che ne sono le colonne, e di questo edificio, dirà San Pietro, “Voi siete le pietre vive”. Quindi l’immagine della chiesa come edificio e come architettura è una delle grandi maglie della chiesa come comunità dei credenti, come popolo che sta attorno alla figura di Gesù Cristo. L’idea di costruire una chiesa con le dodici colonne che reggevano la costruzione solleticava molto la sensibilità dei costruttori proprio per la sua valenza simbolica

L'aspetto interno 

All’interno è possibile osservare uno stile romanico diverso dal solito, con delle tensioni verso il gotico, infatti per esempio l’arco trionfale che immette dall’aula dell’assemblea del popolo di Dio al presbiterio, dove si esercita la liturgia celebrativa, è un arco che tende all’acuto, quando lo stile romanico però imponeva l’arco a tutto sesto. Siamo di fronte a un ripensamento dello schema tradizionale dello stile romanico. La sensazione estetica e stilistica che si coglie nella navata centrale ci riporta ai valori di silenzio, di compostezza, di devozione e di grande raccoglimento interiore, che però si sfaldano enormemente quando guardiamo verso le navate laterali. La serenità proposta dalla navata centrale cambia completamente spirito guardando alla parete est. Vantini stravolse totalmente il senso linguistico dell’edificio. Il soffitto fu ricostruito a carena di nave in soli 26 giorni all’inizio del Novecento. 

Decorazione e opere d'arte 

Nel presbiterio troviamo affreschi attribuiti a Girolamo Romanino. Se ne conserva una buona lettura. L’artista distribuì l’affresco sulle sei vele che compongono gli interdossali dell’ombrello che scende a formare il catino absidale. Nella parte centrale si trova la figura di Cristo benedicente, e che tiene in mano una sfera, simbolo del mondo e della potenza di Cristo. Si presenta come Imperator Mundi, in riferimento ad un capitolo del Vangelo di San Matteo in cui Cristo appare come colui che siede sulle nubi a giudicare le genti. E poi a lato, le altro quattro vele sono occupate dalle figure degli Evangelisti, e precisamente partendo da destra riconosciamo:

  • S. Luca, riconoscibile per il simbolo che gli è abbinato, il bue;
  • S. Marco, il cui simbolo è il leone;
  • A sinistra (alla destra di Cristo) abbiamo poi la figura di San Giovanni, riconoscibile per l’aquila;
  • S. Matteo, si intravede la figura dell’angelo che lo accompagna.

Nella vela verso la navata si vedono le figure degli angeli in volo.

L’idea del Cristo Giudice e degli Evangelisti attorno a Lui, posti nel catino dell’abside, doveva costituire dentro nella chiesa un punto straordinario di riferimento, di contemplazione, di catechesi, quasi a ricordare che Cristo Signore e Re è il punto di riferimento centrale di un ambiente sacro come una chiesa. La centralità di Cristo diventava qui un elemento di comunicazione immediato, proprio perché si presentava direttamente all’occhio del fedele che entrava in chiesa.

Navata destra

Una delle opere più importanti conservate nella chiesa è il dipinto del Moretto: S. Margherita tra S. Girolamo e S. Francesco d’Assisi. Il quadro, incorniciato all’interno di un arco, viene così calato dentro ad una sua propria architettura di tipico gusto rinascimentale. Le due colonne a capitello composito sono sorrette da plinti. Sopra si imposta un arco a tutto sesto molto decorato. Nei riquadri del rettangolo che insiste sopra l’arco ci sono due busti, secondo uno schema tipicamente classico. All’interno dell’arco c’è un affresco di Prato di Caravaggio che presenta una Visitazione. Il fulcro centrale è la bella tavola ad olio del Moretto. Essa si presenta con delle caratteristiche ben identificabili di questo grande pittore bresciano, vale a dire quella tipica compostezza di cui il Moretto è sempre stato un esemplare straordinario.

Presbiterio - Pala del Romanino 

Nella parte centrale della chiesa è conservata la pala d’altare di Girolamo Romanino, che costituisce il nucleo forte del riferimento sia architettonico che spirituale./div>

Madonna in trono con Bambino e i santi Francesco, Antonio Bonaventura e Ludovico da Tolosa, due Santi francescani. Il Bonaventura da Bagnoregio è il grande teologo, mentre Ludovico da Tolosa fu un grande vescovo. Costituiscono una sorta di corona di santi francescani attorno a Maria. Inoltre ci sono due presenze di frati: uno è Francesco Sanson, che ebbe un ruolo straordinario nel ripensamento della chiesa durante il clima rinascimentale.

La preziosa soasa che sta attorno e che incornicia la pala del 1516 è attribuita a un grande scultore bresciano, Stefano Lamberti, autore di altre opere pregevoli conservate nella chiesa di San Giovanni.

Il Romanino si innesca in questa raffinata cornice per continuarne l’assetto prospettico. Dall’impianto architettonico del monumento in legno dorato, il Romanino costruisce lo sfondo del volto e la disposizione dei personaggi:

  • La Vergine Maria ripropone degli schemi rituali nel linguaggio del Romanino
  • Sant’Antonio di Padova, riconoscibile dall’immagine del giglio;
  • San Francesco, riconoscibile dalle stimmate delle mani
  • Ai piedi del trono della Regina Madre di Cristo vi sono San Bonaventura e San Ludovico da Tolosa:

Navata sinistra: Cappella dell'Immacolata Concezione

Essa ha un impianto quadrato, anche se non appare così a causa delle ristrutturazioni.

Nel 1738 il milanese G. Battista Sassi interviene nell’aspetto decorativo, che ha integrato la pala di Grazio Cossali, pittore oceano del 1500, inizi 1600, che l’aveva dipinta a un livello più alto.

L’idea della cappella dell’Immacolata concezione è antica e si fonda su quella verità che per i cristiani è fondamentale, e cioè che Maria è stata concepita senza peccato originale. L’umanità tutta ha una propensione verso il male, l’uomo sarebbe incapace di percorrere le strade del bene avendo una ferita interna, e l’idea che questa ferita fosse un’esperienza da cui Maria era immune si è sviluppata velocemente nella chiesa.

Sia il dipinto che la cappella furono realizzati su commissione di Francesco Sanson, che aprì le porte del rinnovamento e dell’arte in San Francesco nel Cinquecento. Fu proprio lui in qualità di teologo a organizzare un grande contraddittorio, durato tre giorni, nel quale sostenne la tesi della verità di Maria concepita senza peccato. La sua fama era tale che ricevette dal Papa delle benemerenze e fu anche instradato alla carriera diplomatica. Questo ci spiega la particolare devozione a Maria sorta nel Cinquecento, ed esaltata poi qui con questa straordinaria cappella nel Settecento. La pala si trova sopra l’altare ed è circondata da affreschi del Sassi.

Pregevolissimi sono i dossali intarsiati che stanno all’interno della cappella, realizzati da Benedetto e Battista Virchi. Così come altrettanto preziosa - anche se meno spettacolare - è quella pagina di intarsio alla certosina di una parte dell’inginocchiatoio. Si noti infine la minuziosa e precisa calibratura degli spazi geometrici così come la balaustra della cappella, di carattere barocco e dalla struttura virtuosistica.

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