Piazza della Vittoria di Marcello Piacentini

Un esempio di piazza moderna

Piazza della Vittoria

Piazza della Vittoria è considerata il capolavoro dell’architetto del fascismo, Marcello Piacentini, che nel 1928 ne elaborò il piano regolatore. Al di là dei gusti estetici, la piazza va vista e ammirata come esempio concretizzato di piazza moderna. Sotto forniamo alcuni dettagli storici per sottolinearne il valore. 


Il periodo fascista porta molti cambiamenti non sempre felici per la città. Interi quartieri vengono distrutti, come ad esempio il degratato quartiere di Sant’Ambrogio, dove sorgeva una splendida chiesa romanica, distrutta per volere di Piacentini e Mussolini per fare spazio a piazza Vittoria, che prese questo nome in memoria della vittoria della prima guerra mondiale. La piazza è quindi il risultato più eclatante del piano di risanamento voluto dal regime fascista. 
Marcello Piacentini era un architetto romano fascista che vinse il concorso bandito per realizzare la nuova piazza creata fra il 1926 e il 1932. Fu inaugurata dal Duce che tenne dal pulpito (Arengario) uno dei suoi tipici discorsi retorici. La piazza è un intervento che dal punto di vista urbanistico rientra nell’ottica del piccone risanatore fascista, si distrugge per ricostruire in modo nuovo. Piacentini è l’esponente di un classicismo essenziale, riprende dalla tradizione classica il senso della monumentalità, ma semplificandola e geometrizzandola in modo astratto. L’esempio massimo è il palazzo delle poste. È un architetto retorico, monumentalista, gigantista che tende alla classicizzazione e astratizzazione delle forme. Di lui a Brescia conserviamo l’omogeneo progetto di Piazza della Vittoria che comunque non venne costruita sotto la sua diretta presenza. Oltre al maestoso Palazzo delle Poste in marmo nero, con la sua classica e spoglia facciata, fu anche progettato l’Arengario, un pulpito per oratori, sotto il quale i cittadini si ritrovavano per la sfilata. L’Arengario è interessante dal punto di vista della scultura; è un’opera di Antonio Maraini, che realizza i bassorilievi rappresentati i maggiori personaggi storici di Brescia e alcuni episodi della storia bresciana (la Vittoria Alata; la Croce di Desiderio con le immagini del re longobardo e della regina Ansa; il monaco Arnaldo da Brescia; il vescovo Berardo Maggi; i Santi patroni Faustino e Giovita; i pittori Romanino e Moretto; le Dieci Giornate di Brescia; la Prima Guerra Mondiale; “L’Era Fascista”). Esso è stato conservato in situ, mentre sono stati asportati da piazza della Vittoria un monumento equestre di Benito Mussolini che troneggiava nella torre dell’Orologio e alcune altre statue smontate dopo la guerra e i cui resti sono sparsi in vari giardini privati di Brescia. La statua più famosa asportata è quella del “Bigio”; una grande statua opera di Arturo Dazzi, posta alla sommità di una fontana sotto al palazzo delle Assicurazioni e che rappresentava l’ideale del soldato fascista. La piazza non fu mai amata dai bresciani ed ancora oggi è poco frequentata. A questo aggiungiamo che negli anni settanta vi fu fatto un parcheggio sotterraneo rendendola ancora più brutta. Recentemente è stata riqualificata e ora risulta esteticamente molto più gradevole. 
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