Domus di Dioniso - Visite Guidate al Museo di Santa Giulia

La casa di Dioniso conserva mosaici meravigliosi

Domus di Dioniso

La Domus di Dioniso nel Museo di Santa Giulia fa parte della sezione romana ed è fruibile durante il percorso di visita. Chiamata così per il Dioniso che campeggia al centro della sala da pranzo, essa presenta altri ambienti di elevato interesse. 

Cucina 

Interessante è osservare la differenza fra le nostre cucine moderne, solitamente spaziose ed abitabili, con quelle dei Romani, che erano microscopiche. La cucina nella casa di Dioniso ha un bancone collocato sul fondo della stanza dove si accendeva il fuoco per la cottura dei cibi. La cucina è piccola perché le parti alte della casa erano in legno, un materiale infiammabile, quindi era meglio limitare lo spazio al minimo. Tutte le altre attività preparatorie si svolgevano fuori dalla cucina, in una stanza servile che non a caso è del tutto priva di decorazione. 

Ipocausto 

Nel muro che separa la cucina dalla camera da letto c’è sul pavimento una specie di finestra; quello era il prefurnium, dove si accendeva il fuoco per riscaldare l’aria che si infilava sotto al pavimento della stanza da letto adiacente. Il pavimento della camera coniugale era sostenuto da una serie di pilastrini in laterizio. Tanto è vero che la stanza ha la porta di accesso più alto, il dislivello si colmava attraverso una scaletta di legno. L’aria calda quindi circolava sotto il pavimento, risaliva lungo le pareti dentro dei tubi di terracotta e poi usciva sul tetto attraverso un comignolo. Di solito quando si progetta fin dall’inizio un impianto del genere i costruttori fanno in modo di incassare nel terreno l’ipocausto in maniera tale che poi il pavimento fruibile sia esattamente in quota con il resto del pavimento. Qui invece l’ipocausto è stato posto sopra al pavimento. Ciò significa che questo ipocausto è stato aggiunto in una fase successiva e non era stato previsto nel progetto iniziale. 

Sala di Dioniso 

La stanza da pranzo era anche quella di ricevimento, i Romani non facevano differenza. Si riconosce che è un triclinio sulla base della scansione del pavimento. L’idea concettuale è sempre uguale: vi è un elemento centrale più ricco rispetto al resto del pavimento, che è occupato dai mobili. In questo caso nell’elemento quadrato centrale c’è Dioniso, che andrebbe chiamato Bacco in realtà, cioè il dio del vino, che sdraiato sta ubriacando una pantera attraverso una coppa a forma di corno. 
Secondo il mito attraverso questo stratagemma Bacco rende mansueto un animale che di per sé è selvaggio. Lo spazio centrale è non a caso l’unico decorato e policromo, il resto del pavimento è organizzato in senso geometrico, ma richiama comunque la destinazione della stanza. Osservare l’insistenza che ricorre sulle coppe, le foglie di vite, i grappoli d’uva. Del resto Bacco è il dio del vino e la decorazione rimanda alla funzione della stanza. Un rapporto analogo c’era tra le pareti e la funzione della stanza: se osserviamo le pareti nella parte centrale ci sono dei rettangoli, come se fossero dei quadri appesi. Quelli a sfondo bianco sono dei paesaggi, quelli a sfondo azzurro riproducono pesci, molluschi, crostacei, un’aragosta da una parte, un’anguilla d’altra, le capesante, tutti  cibi particolarmente costosi e raffinati. I Romani li importavano dal mare a prezzi elevati. I Romani usufruivano di un sistema commerciale molto efficiente spostando questi pesci vivi dentro a delle casse con acqua di mare. Per un tratto risalivano i corsi d’acqua (il Po era una autostrada) e poi il trasporto proseguiva sui carri. Attraverso la decorazione dell’ambiente il proprietario fa sfoggio della sua ricchezza e mostra all’ospite le sue possibilità economiche. La casa era una grandissima vetrina, lo spazio attraverso cui il proprietario festeggiava sé stesso di fronte alla propria comunità. Noi oggi consideriamo la casa uno spazio privato, mentre nella logica romana la casa aristocratica era uno spazio pubblico. La porta di giorno era sempre aperta, chiunque poteva entrare e cercare il proprietario per chiedergli qualcosa, e soprattutto vedere la decorazione. Questa decorazione ampiamente profusa rifletteva la potenza economica del proprietario, al quale si chiedevano favori, si rendeva omaggio ogni giorno e in cambio egli chiedeva il voto alle elezioni. 
prenota la tua visita
Torna su