Le tappe di Palazzo della Loggia e la sua Piazza

Evoluzione storica data per data

Piazza della Loggia, le date

Le date di costruzione di Piazza e Palazzo della Loggia 


  • 1433: per la costruzione della piazza, uno dei più bei esempi di piazze veneziane al di fuori di Venezia, che iniziò a cura del rettore veneto Marco Foscari, si demolì tutto un intrico di vicoli che appartenevano al periodo medioevale. Il completamento della piazza avvenne in 2 secoli circa.
  • 1434: già in quest'anno si era pensato di erigere una piccola loggia, sostenuta da colonne, sotto cui i rettori e il pubblico potessero riparare per difendersi dal sole o dalle intemperie, mentre nelle sale del piano superiore avrebbero trovato posto gli uffici dei cancellieri. Ideata dal vicentino Nicolò Lupi (o Lupo), uno tra i più stimati architetti del tempo, era già finita nel 1436 e si trovava sulla riva sinistra del Garza (che viene coperto nell'800). La costruzione era in stile gotico ed era in legno. Rivelatasi insufficiente per radunare i consigli cittadini e per accogliere tutti gli uffici dei contabili e dei cancellieri, si deliberò di erigere una loggia più vasta e maestosa. Si provvide a consolidare il terreno mediante palafitte perché sotto vi passava il fiume Garza nel quale erano già confluiti i fiumi Bova e Celato.
  • 5.3.1492 il Vescovo Paolo Zane benedì la prima pietra del palazzo (iscrizione al pilastro Sud-est), alla presenza delle autorità veneziane e cittadine. Benché i caratteri stilistici del piano inferiore richiamino il Bramante (alcuni parlano invece di influssi di Leon Battista Alberti che lavorava nella vicina Mantova), dai documenti del Comune (secondo una ricerca condotta dall'Abate Zamboni nel XVIII sec.) risulta invece che ideatore fu il vicentino Tommaso Formenton che ne progettò e ne costruì il modello in legno in Vicenza, per illustrare alla committenza tutte le particolarità nel Consiglio Generale tenutosi il 16/8/1489. È a lui che dobbiamo lo scheletro strutturale del palazzo.
  • 1494: già innalzate tutte le colonne che dovevano sostenere la volta
  • 1495: fu posta una copertura a tutto il blocco delle arcate, in forma provvisoria, ma tale da rendere possibile la posa al coperto dei bancali per comodo dei cittadini e dare inizio in questa sede all'attività di amministrazione della giustizia.
  • 1496: viene chiamato a dirigere i lavori Filippo de' Grassi. È a lui che si deve l'interpretazione e la realizzazione della prima parte della grandiosa opera.   
  • 1497: a Gasparo da Coirano viene pagata la scultura del Medaglione con effige di S. Apollonio (ciò conferma che la volta del porticato era già compiuta).
  • 1498: prima copertura
  • 1501: il Podestà, la Curia e le Magistrature municipali vi trasferirono le loro attività ma solo per un tempo brevissimo a causa, pare, del disturbo causato dai lavori edilizi.
  • 1503: si dà inizio al blocco nord che conterrà la grande scala di collegamento al piano superiore.
  • 1508: compiuto tutto il pianterreno fino alla balaustra, compreso il cavalcavia che collegava il palazzo con l'edificio a Nord della loggia, destinato ad accogliere lo scalone di accesso alla grande sala del piano superiore .
  • 1509 circa: la città cade nelle mani della Lega dei Cambrai, siglata da vari Prìncipi italiani e dai Sovrani dei maggiori Stati europei per distruggere la potenza di Venezia. Ne segue l'occupazione francese e quindi quella spagnola. Queste vicende bloccarono i lavori.
  • 1516: ripresa dei lavori
  • 1524: furono deliberati dei lavori per il blocco già esistente: un ampliamento della sala adibita a sede del Consiglio, l'apertura di alcune finestre e la sistemazione del ballatoio interno (vale a dire il balcone che gira intorno all'edificio con un parapetto di protezione)
  • 1530: la direzione dei lavori venne affidata a Stefano Lamberti, che fu anche scultore ed architetto, oltre che valente intagliatore in legno. Egli realizza la porta di accesso alla Loggia (1553), affiancata da 2 fontanelle. Il lavoro è eseguito, secondo la sua matrice di intagliatore, con gusto del tutto teso al decorativo.
  • 1549: solo in quest'anno si riprende in considerazione il completamento della Loggia. I Deputati alla fabbrica invitano diversi architetti a preparare i loro progetti per completare il blocco superiore. Viene scelto quello presentato dal Sansovino.
  • 1554: giunge finalmente a Brescia Jacopo Sansovino che progetta: 
  • 1) il rafforzamento dei muri perimetrali
  • 2) l'apertura di oculi lungo il percorso del fregio per aumentare la quantità di luce.
  • 22/5/1554: incendio che compromise i lavori, pur non avendo recato danno alle strutture murarie.
  • 1554-1562: la direzione dei lavori fu affidata a Lodovico Beretta, allora architetto della città. Egli dovette affrontare il problema del definitivo completamento della costruzione. Il progetto del Sansovino appena messo in opera non soddisfaceva pienamente. Temendo per la stabilità dell'edificio a causa della mole molto pesante si consultarono 3 autorevoli architetti: il vicentino Andrea Palladio, il perugino Galeazzo Alessi e il comasco Giovan Antonio Rusconi che rassicurarono i deputati della fabbrica sulla stabilità dell'edificio e sottolinearono la necessità di maggior luce. La letteratura artistica, dallo Zamboni in poi, riferisce che il modello usato in questa occasione era del Palladio, ma questa affermazione è stata recentemente respinta, in quanto nessuna costruzione del Palladio ha finestre di questo tipo (a trabeazione orizzontale retta da due pilastri corinzi che fiancheggiano l'apertura), una tipologia che non esiste in nessun edificio dell'Italia settentrionale. Tale modello, per di più, al momento dell'esecuzione appariva vecchio di un secolo, simile soltanto alle finestre della Reggia di Urbino. Gli architetti suddetti diedero anche dei consigli sugli ornamenti interni del grande salone. La decorazione della volta e della trabeazione fu affidata a Cristoforo Rosa (pittore bresciano che aveva fatto fortuna a Venezia con le sue quadrature come il vestibolo della Libreria Marciana), mentre le tele ad olio furono commissionate a Tiziano (1488-90/1576). I dipinti raffiguravano allegorie e racconti morali tolti dalla storia sacra e da quella profana (al centro "Minerva, Marte, tre ninfe e una figura femminile che rappresentava Brescia", a ponente "Vulcano nella fucina con i Ciclopi" e a levante "Cerere, Bacco e due allegorie di fiumi"). I temi saranno ripresi nelle decorazioni del 900. Le copie dei quadri vennero realizzate dall'incisore di Tiziano, Cord.
  • 1573: il Piantavigna diede il disegno della balaustra di coronamento. Nello stesso anno venne affidato ancora a Rosa l'incarico di decorare all'interno i 28 campi in cui erano ripartite le pareti. Il pittore realizzò una teoria di finte statue collocate entro finte nicchie.
  • 1574: termine della costruzione 
  • notte tra il 17 e il 18 gennaio 1575: un incendio divampò improvviso distruggendo i dipinti del Tiziano e del Rosa, la copertura della sala e la grande cupola di piombo che coronava l'edificio. Nelle cronache del tempo si legge che il piombo fuso scorreva per le strade circostanti "a guisa di torrente, e raccolto che fu e purgato, giunse a pesi 5.538". Si chiamò il Palladio affinché provvedesse ad una nuova copertura, ma il suo progetto che prevedeva la costruzione di ben due piani sopra la loggia, fu scartato (Palladio ebbe degli screzi con l'incaricato del comune Todeschini). Non si parlò più di rifabbricare. In attesa di una soluzione migliore ci si adattò ad una copertura provvisoria fatta di semplici tegole e travi. Vengono realizzati dei dipinti da Pietro Marone e Tomaso Bona, commemorativi della "Dedizione di Brescia a Venezia" e della "Consegna della reliquia della croce a Brescia da parte del duca Namo". 
  • 1764: Concorso indetto per la nuova sistemazione dell'edificio. Fu invitato Luigi Vanvitelli che lavorava in quel momento al Palazzo Reale di Milano: 
  • 1° progetto: rovente polemica con Gaspare Antonio Turbini che lo accusa di plagio.
  • 2° progetto: non dissimile che prevedeva per la sala una pianta ottagonale con copertura a cupola.
  • Volendo ridare dignità alla piazza, vennero trasferiti in Piazza del Mercato tutti i banchi dei venditori.
  • tra1600 e 1700: si discusse più volte come si dovesse restaurare il grande salone incendiato, senza concludere nulla, finché il conte Silvio Martinengo offrì la grossa somma di 1000 zecchini per costruire almeno in parte un nuovo tetto di travi. I lavori erano  a buon punto quando la
  • sera del 19.7.1766 nel giro di 2 minuti tutto crollò miseramente.
  • 1769: fu chiamato l'architetto napoletano Luigi Vanvitelli, già celebre per la costruzione della Villa Reale di Caserta. L'edificio fu completato con un attico al di sopra del secondo cornicione, anche se in realtà il Vanvitelli aveva progettato di coprire il palazzo con una calotta ottagonale, fortemente criticata per l'ingente spesa che avrebbe comportato e per il fatto che non rispettava certo le linee del XVI sec.
  • 1773: muore Vanvitelli e il suo discepolo Piermarini viene convocato per controllare che i lavori procedano secondo il progetto del maestro.
  • Dopo il 1773: Si completa solo la grande sala al piano superiore, mentre della cupola si realizza solo l'impostazione di base, che resterà così fino al 1914 come un attico di coronamento.
  • Dopo 1860: Con l'Unità d'Italia si ricominciò a parlare del restauro della Loggia, poichè in quel momento si guardava con orgoglio ai simboli del potere amministrativo.
  • 1876: venne presentato un primo progetto dal Tagliaferri, ma venne rifiutato e ne fu soltanto stralciata la scala che permetteva di accedere al piano superiore della Loggia dal porticato, passando attraverso il portale progettato dal Lamberti.
  • 1902: Termina la costruzione della scala di gusto neorinascimentale. I pittori Arturo Castelli, Cesare Bertolotti e Gaetano Cresseri iniziano la decorazione interna che termina nel 1907.
  • 1914: l'attico vanvitelliano fu demolito e, in base agli antichi disegni, si ricostruì l'originaria cupola in piombo, a carena di nave rovesciata, simile a quella del Palazzo della Ragione di Padova. I lavori iniziarono e terminarono lo stesso anno.
  • 1917: termina la decorazione interna.
  • 1923: il salone vanvitelliano viene dotato della copertura a soffitto piano ligneo, riquadrato da grosse travi di sostegno.  
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