La Tomba di Berardo Maggi


Tomba di Berardo Maggi

È uno degli oggetti più preziosi e discussi nel Duomo Vecchio. La collocazione attuale è recente, un tempo si trovava nella parte plebana, dove pregava il popolo. Nonostante questo, è un pezzo d’arte unico e raro, in marmo ammonitico e va assolutamente ammirato durante la visita della città di Brescia. 

Tomba di Berardo Maggi
È un personaggio bresciano passato alla storia:  fu un vescovo importantissimo perché nel 1298 riuscì a far sancire la pace tra guelfi e ghibellini. Morì nel 1308, ma probabilmente si fece costruire la propria tomba ancora in vita. Essa è in marmo rosso di Verona, una scelta questa piuttosto curiosa visto che a Brescia c’è il botticino. In realtà è una scelta politica. I Maggi sono una famiglia importantissima nella nobiltà bresciana medievale che avevano possedimenti fino nel veronese. E quindi l’idea di utilizzare un marmo di Verona era un modo per denunciare la loro potenza. 
Il sarcofago ha due facce e si legge in tre momenti successivi. Partendo da sinistra dove il vescovo con il pastorale esce con il suo corteo da un palazzo molto decorato (il Vescovado) per recarsi nella piazza del duomo dove si sa dai documenti che era stata allestita una sorta di edicola con il messo comunale che srotolando la pergamena diede lettura dei capitoli della pace ai quali dovevano sottostare i rappresentati dei guelfi e dei ghibellini. 
Ma la parte più raffinata è quella del popolo che dopo decenni di guerre civili e omicidi tra vicini di casa finalmente può fare la pace. E allora c’è una vera e propria gamma di tipi umani, ci sono quelli che sorridono, quelli che si abbracciano, che pregano, che aiutano gli altri ad alzarsi, quindi è un momento di gioia collettiva. Nel medioevo ancora non è stata codificata la rappresentazione della profondità spaziale attraverso la prospettiva, quindi per rendere l’idea che la piazza era piena gli artisti comacini hanno sovrapposto per strisce come se quelli dietro fossero più alti. In realtà questo era il modo per dare l’idea della folla. Questo si associa al fatto che il frontale del sarcofago è inclinato suggerendo così ancora di più la profondità. 
Altro elemento interessante è il sistema di merlature che ci fa capire che Brescia era una città fortificata. 
Dalla parte opposta abbiamo invece il momento del funerale del vescovo come denunciano le figurine dei frati che stanno facendo delle azioni: uno sta mettendo l’incenso nel turibolo, altri tengono le candele, uno ha la bocca aperta perché sta cantando. Quindi non si tratta della solita statua funebre con la rappresentazione del defunto sulla tomba, ma vi è il funerale. 
Ai quattro lati della statua i simboli degli evangelisti nel tetramorfo. 
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