La storica gara della Freccia Rossa

Un museo per rivivere i momenti più importanti

Museo delle Mille Miglia

Unico nel suo genere, il Museo delle Mille Miglia di Brescia non è un museo, ma un’esperienza da vivere, fatta di ricordi, immagini, schede, audio-video, articoli di giornali, rumori, odori, asfalto, macchine d’epoca. Un museo che sa coinvolgere nel profondo anche il visitatore più disinteressato al tema. 

Il contesto dell’allestimento è di forte suggestione, vale a dire un ex complesso monastico dedicato a Sant’Eufemia. Napoleone lo trasformò in un ospedale e dal 1979 il Comune è entrato in possesso di questo convento. Nel 1997 la Municipalità lo ha concesso per 55 anni in comodato d’uso all’Associazione Museo Mille Miglia, che dopo un lungo restauro ha aperto il Museo al pubblico nel novembre del 2004. 

Un pannello all’inizio dell’esposizione riporta tutte le edizioni della Mille Miglia con i nomi di tutti i vincitori anno per anno. Il pannello è diviso in due sezioni: le prime 13 edizioni dal 1927 al 1940 (tranne il 1939) e poi, dopo la seconda guerra mondiale, dal 1947 al 1957 per un totale di 24 edizioni. 
Inizialmente era una gara su strada aperta, e infatti vi fu un incidente nel ’38, nel ’40 fecero il circuito chiuso Brescia Cremona Mantova dopodiché fu sospesa per la guerra. Per riprendere di nuovo come gara su strada aperta fino all’ultimo anno, il ’57, quando vi fu di nuovo un incidente che portò alla decisione di mettere fine definitivamente alla Mille Miglia. 
Dalle foto sul pannello si vede che le macchine prima della guerra sono per la maggior parte Alfa Romeo, mentre dopo la guerra crescerà il numero delle Ferrari. Le auto son quasi tutte rosse, tranne le tre straniere e la Ferrari del 1950. 

Corridoio d’accesso 

Qui sono esposte delle riproduzioni di foto anni Cinquanta nelle quali sono rappresentati i personaggi ed i momenti principali della corsa. Nella prima immagine è rappresentato Renzo Castagneto, padre della corsa, mentre le immagini centrali rappresentano la “punzonatura”. La punzonatura consisteva in un controllo delle auto per stabilire l’idoneità a partecipare alla corsa; le auto partecipanti si trovavano in Piazza Vittoria ed una alla volta venivano esaminate e controllate attentamente in modo da stabilire la completa originalità dei pezzi. Dopo questo controllo veniva posto uno speciale sigillo sul motore che impediva la manomissione durante la corsa ed una fascia al braccio del pilota per abbinarlo alla relativa auto. Nella prima foto si riconosce Renzo Castagneto, uno dei quattro fondatori, insieme all’ex sindaco di Brescia Bruno Boni. Le foto successive mostrano la pratica della “punzonatura”, che era un sorta di esame fatto sulle automobili per verificare l’integrità e l’originalità di tutti i componenti. Se l’auto passava l’esame vi veniva posto un sigillo sul motore o legato attorno al volante. Adesso la punzonatura viene fatta prima dell’ammissione ed è più una esibizione, a quei tempi c’erano dei veri giudici di gara che andavano a controllare e a svolgere le verifiche del caso. L’unica foto che è antecedente agli anni ’50 è la penultima, dove c’è il “Bigio”. È una foto degli anni Trenta dove si vede anche Mussolini. Il “Bigio” rappresentava l’ideale del perfetto atleta fascista. L’ultima foto rappresenta Enzo Ferrari, che disse la famosa frase che la Mille Miglia è la corsa più bella del mondo. La corsa nacque quasi per caso a casa di Castagneto da un’idea sua e di altri tre fondatori della corsa: Maggi, Mazzotti e Canestrini. Tutti e 4 venivano chiamati “4 moschettieri”

In un angolo dell’anticamera al Museo possiamo notare la diatriba tra D’Annunzio e Marinetti sul sesso dell’automobile. Per D’Annunzio l’auto era femminile mentre Marinetti affermava che fosse maschile. D’Annunzio sottolineava l’eleganza della carrozzeria, dalle linee sinuose, affermando che il pilota “sottomette” la sua automobile così come l’uomo controlla la sua donna. Marinetti sosteneva che era maschile perché l’auto protegge il pilota al suo interno come l’uomo protegge la sua donna. E sosteneva che il rombo di un motore è più bello di una Vittoria di Samotrace. 

Sala Officine Meccaniche di Brescia 

Le auto esposte appartengono a dei privati e quindi non sono mai le stesse ma cambiano di continuo. La prima corsa fu quella del 1927. I primi due vincitori furono Minoia e Morandi a bordo della O.M. 665 Suberba. La O.M. ha una particolarità: l’auto è indicata da tre numeri. Il primo indica il numero dei pistoni (quindi 6 cilindri) gli altri due il diametro dei cilindri. Troviamo  esposta anche l’auto personale di Benito Mussolini, realizzata dalla O.M. e regalata a lui. La O.M. 665 Superba esposta qui è molto simile a quella che vinse la prima gara. 

Lungo il percorso, accompagnato da una striscia rossa sul pavimento, si trovano dei documenti di archivio. Fra le altre cose qui troveremo: 
  • riquadri in vetro che presentano l’evoluzione dei fondi stradali con il passare del tempo
  • le pompe di benzina degli anni 27-30, completamente manuali
  • il distributore privato di Benito Mussolini in stile littorio e progettato da marcello Piacentini (architetto del duce)
  • la riproduzione di un’officina dell’epoca con esposta una Fiat 500 Topolino 
  • numerosi capi d’abbigliamento d’epoca
  • Riley Nover Cartì: ha due particolarità: una carrozzeria interamente in alluminio per renderla superleggera e monta già il cambio automatico pur essendo del 1936
  • la tuta da gara originale di Tazio Nuvolari con al collo la spilla d’oro a forma di tartaruga regalatagli da D’Annunzio nel 1932. 
Nel 1931 Mussolini si rende conto che è una gara in perdita e decide che quello sarà l’ultimo anno di gara. Solo che a questa edizione si iscrive un ragazzo tedesco, Rudolf Caracciola, che vince. E allora Mussolini, pur di non far vedere che l’ultimo vincitore della Mille Miglia era stato un tedesco, ha ordinato la gara anche per l’anno successivo, quando vinse un pilota italiano. Solo che dal 1932 il bilancio iniziò ad andare in positivo e quindi la gara si tenne poi regolarmente fino al 1957. 
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