Castello di Brescia
Brescia è sempre una grande sorpresa, è la tipica città che uno non si aspetterebbe. Ha l’area archeologica più significativa del nord Italia, un Museo con una chiesa longobarda, una cupola maestosa posta sopra al Duomo, e poi vicoli scorsi suggestivi che lasciano il turista più sprovveduto letteralmente di stucco. Sul colle Cidneo poi domina il Falcone d’Italia, vale a dire il Castello.
Diventato ormai il simbolo della città, esso si trova a circa 90 metri sopra la città (150 metri sul livello del mare). Il nome Cidneo sembra derivi da Cidno, il nome di un re ligure giunto in queste terre assieme al suo popolo quattromila anni fa. Esso si estende su 65 mila metri quadrati ed è quindi il secondo castello più grande d’Europa, che ha una particolarità, quello di essere stato abitato fin dall’età del bronzo, duemila anni prima di Cristo.
La parte più antica dell’attuale castello, la cilindrica torre della Mirabella, che si innalza per una decina di metri su una base rettangolare di epoca tardo-romana, risalirebbe però solo all’età comunale (XII-XIII secolo), mentre il corpo rettangolare del mastio, con le mura coronate di merli e i due torrioni circolai fortificati dai barbacani, tra cui quello dei prigionieri a destra del ponte levatoio, sarebbero stati eretti nel 1343 da Giovanni e Luchino Visconti. È però probabile che i Visconti abbiano eseguito ricostruzioni e rimaneggiamenti su edifici precedenti, a loro volta fortificati da Mastino della Scala. I Visconti ampliarono dunque una costruzione già esistente, ma l’opera fu condotta con tale maestria e tanto a fondo che essa meritò d’essere attribuita a loro.
Conosciuto come il Falcone d’Italia il Castello di Brescia fu reso possente dai straordinari mezzi di difesa, come robuste muraglie, ponti levatoi, saracinesche, fosse, sotterranei. Nel XIV secolo Bernabò Visconti collegò il Castello alla cittadella nuova e così la già formidabile fortezza si trasformò in una straordinaria opera difensiva per il dominio della città.
Dopo l’arrivo di Venezia nel 1426, il governo veneto decise di costruire un ancor più potente sistema difensivo. La Repubblica affidò all’architetto Agostino Castelli la realizzazione dell’antico progetto che mirava a riformare totalmente le difese della città: la cinta delle mura venne allargata fino a Canton Mombello e rinforzata dal colossale bastione della Pusterla a nord-est, e per meglio vegliare su chiunque si avvicinasse, tutto intorno alle mura per un miglio, vennero distrutti alberi e costruzioni che potevano essere d’inciampo ai difensori e di rifugio ad eventuali assalitori. Il Castello stesso venne rinforzato con una nuova cerchia poligonale di mura le cui fosse vennero scavate nella viva roccia ed in essa si inserirono i possenti bastioni di San Faustino a sud-ovest, di San Marco a sud-est, di San Pietro a nord-est; per isolarlo dai colli dei Ronchi venne scavata la grandiosa trincea su cui corre oggi la strada di circonvallazione della Pusterla (1553). All’ingresso del castello si eresse il monumentale portale di pietra sovrastato dal leone di San marco e all’interno della cinta si scavò una nuova cisterna e si costruirono i due ampi edifici che servirono da magazzini per il grano, il Grande e il Piccolo Miglio, nel primo dei quali oggi ha sede il Museo del Risorgimento.
Caduta nel 1797 la Repubblica Veneta, il castello perdette gran parte della sua importanza: fino al 1814 venne occupato dai Francesi, poi sotto gli Austriaci il castello venne adibito a prigione e a caserma, per vederlo di nuovo protagonista nel drammatiche Dieci Giornate del 1849. La città insorta venne prima bombardata dall’alto e poi gli Austriaci si lanciarono all’assalto dal castello per soffocare nel sangue l’accanita resistenza dei Bresciani. Fu questa la prova più atroce che Brescia dovette sopportare: alla resa della infelice città fu nelle fosse del castello che i patrioti bresciani che non erano riusciti a mettersi in salvo con la fuga, vennero fucilati.
Dopo il 1859 il castello perse quasi completamente la sua importanza militare finché nel 1902 il castello fu acquisito dal Demanio militare e costruendo viali e giardino fu trasformato in un parco cittadino e in sede di musei, quello del Risorgimento e quello delle Armi, ricco di pezzi di notevole interesse storico e artistico, provenienti in gran parte dalla collezione di Luigi Marzoli di Palazzolo.