Duomo Nuovo
Il Duomo Nuovo di Brescia è il principale edificio religioso di Brescia e si trova su Piazza Paolo VI. I lavori si protrassero a lungo, fu interamente costruito in botticino e può essere visto durante una visita del centro storico di Brescia.
Cenni Storici
Sul luogo dell’attuale edificio vi fu dapprima un edificio longobardo, sostituto nel Medioevo da un nuovo edificio dedicato a San Pietro de Dom nell’VIII secolo. A partire dal 1604 il senato cittadino decide di erigere un nuovo edificio in stile barocco. Fu incaricato l’architetto milanese G. Battista Lantana che aveva previsto ai lati della facciata due torri campanarie, ideale prosecuzione della torre del Duomo vecchio e della torre del Pegol. Il progetto fu abbandonato perché nel 1630 arriva la peste che interrompe i lavori, conclusi solo nel 1825 con l’aggiunta del cupolone di Luigi Canonica, allievo del Cagnola (l’architetto di Napoleone). La cupola per i Bresciani è la terza per dimensioni in Italia dopo San Pietro a Roma e Santa Maria del Fiore a Firenze ed è di tipico stile neoclassico. In realtà il mito sarebbe da sfatare, non è la terza per altezza in Italia, basti pensare alla Mole Antonelliana a Torino, ma resta in ogni caso una cupola di dimensioni considerevoli coi suoi oltre 80 metri d’altezza.
Al centro sopra il portale appare il busto di Angelo Maria Querini, direttore della biblioteca apostolica vaticana a Roma e fondatore dell’omonima biblioteca a Brescia. L’edificio fu costruito in marmo bianco di Botticino facilmente reperibile dalle cave alle porte della città.
Dopo la posa della prima pietra nel 1604 i lavori subirono un forte rallentamento, e sarà solo nel 1727, quando Querini assurse alla dignità di vescovo, che si diede nuovo impulso alla fabbrica della cattedrale. A dirigere i lavori il nuovo vescovo chiamò l’architetto G. Battista Marchetti che portò a termine tutto il presbiterio e parte delle navate laterali furono ricoperte. I lavori si trascineranno fino al 1825 quando Rodolfo Vantini innalzò la grandiosa cupola sui disegni di Luigi Cagnola.
L’interno a tre navate è imponente; alte colonne, lesene scanalate e massicci pilastri sorreggono la grandiosa cupola nei cui pennacchi sono i busti degli evangelisti Luca, Giovanni, Marco e Matteo. È tutto un alternarsi di tonalità bianche e grigie, cui però il secolare protrarsi dei lavori ed il variare degli stili hanno dato una certa freddezza, che in parte appanna e raggela la fastosa imponenza della costruzione barocca.
Fra tanto fasto, vale la pena soffermarsi su:
• L’arca funeraria del vescovo Apollonio (terzo altare a destra) costruita verso il 1510 per deporvi la sacra salma, casualmente riscoperta in San Pietro de Dom nel 1503, l’urna, con le spoglie del vescovo, riccamente scolpita e sovrastata da un’edicola su cui è la statuetta di S. Apollonio benedicente, s’innalza sopra un alto zoccolo tutto decorato a festoni. L’opera è indubbiamente una delle più interessanti della scultura bresciana del primo Cinquecento, attribuibile a Maffeo Olivieri per la notevole affinità di stile con il Mausoleo Martinengo nel Coro delle Monache in santa Giulia.
• Nella parte centrale della fiancata sinistra sono raccolti i più bei quadri di questa chiesa: la Visitazione, lo Sposalizio e la Nascita della Vergine del Romanino, che ornavano un tempo le ante d’organo in Duomo Vecchio. Opere della piena maturità dell’artista, sono notevoli soprattutto per il bellissimo paesaggio ed il colore caldo ed intenso, anche se gli effetti luminosi tanto cari al Romanino stanno ormai sfumando verso tonalità più spente e sommesse.
• Sotto le tele del Romanino è stato collocato nel 1984 il Monumento a Paolo VI. Il papa, come nella notte di Natale del 1974, all’apertura dell’anno Santo, è raffigurato in ginocchio sulla soglia di una grande porta, aggrappato alla croce pastorale. La figura, in bronzo, si staglia su una lastra di ardesia grigia. I battenti bronzei son decorati con due pomoli raffiguranti altrettanti episodi della vita dell’apostolo Paolo, mentre sul basamento in marmo nero del Belgio trovano collocazione due gruppi di quattro formelle ciascuno, raffiguranti alcuni episodi della vita e dell’opera di Paolo VI.