Il Teatro Grande - Opera Lirica

Uno dei primi teatri "all'italiana"

Teatro Grande

Il Teatro Grande è il massimo teatro cittadino e ospita le più importanti atività muscicali e spettacolari della città. Trae origine da un'istituzione secentesca, l'Accademia degli Erranti, che, intorno al 1640, volle costruire un teatro pubblico. 

Aspetto esterno 

All’inizio del Seicento (il secolo delle accademie) Brescia si trovava sotto la dominazione veneta e si assiste alla nascita di diverse accademie, tra le quali quella degli Erranti che ottenne dai rettori veneti la possibilità di costruirsi il suo primo fabbricato. 
Sopra al portale d’ingresso alla terza riga la frase latina dice: “non errat errando”, cioè “non sbagli sbagliando”. Vale a dire che chi sbaglia commette un errore che comunque gli rimarrà di esperienza, per cui anche sbagliando non si sbaglia mai del tutto perché ci rimarrà di esperienza e ci aiuterà a non continuare a sbagliare.  
Le ultime due parole dicono: “Ascende viator” = Sali viaggiatore! Un invito per chi passa a salire la scalinata, appena varcato il portone sulle pareti vi sono due scene monocrome che rappresentano la “tragedia” e la “commedia” e si giunge nella sala della Statue, chiamata così perché è sormontata da una balaustra con 16 statue. Qui gli effetti di finzione si fanno subito palesi: al di sopra delle nostre teste si vede un finto cielo cupo per dare l’impressione di essere in un cortiletto a cielo aperto in piena notte. I materiali utilizzati per la realizzazione degli elementi architettonici sono estremamente poveri; le statue non sono in marmo ma in gesso. E anche le colonne non sono in vero marmo ma in gesso dipinto da abili artisti. 
I tre busti bronzei rappresentano Giuseppe Verdi, il più grande compositore italiano, Gerolamo Rovetta, un compositore bresciano, e Arturo Benedetti Michelangeli, un pianista che si esibì spesso in questo teatro. 
Il sontuoso lampadario ottocentesco è in vetro di Murano. 

Ridotto o Foyer 

È la sala attigua alla sala teatrale vera e propria. La sua forma rettangolare è tipica del Settecento. Lo stile è quello barocco (che quando è molto adornato diventa rococò). Quando il teatro fu costruito a metà del Settecento Brescia era sotto il dominio veneto, per cui lo stile è quello veneziano, riconoscibile nelle decorazioni, nelle dorature, nei trafori. 
Al piano nobile si alternano logge finte a logge reali aperte da cui si affacciavano i presenti. Per dare continuità le finte logge sono state affrescate illusionisticamente da personaggi a grandezza naturale e abbigliati secondo la moda del tempo. 
Da una parte un personaggio porta il cappello alla turca, che indica la sua professione di commerciante. La Repubblica Veneta era in guerra sì, ma contemporaneamente trattava affari con i Turchi. 
Un altro personaggio indossa la maschera, un elemento indispensabile a quel tempo quando le temperature invernali erano più rigide. Il tepore della respirazione nella maschera riscaldava il viso. Solo quando c’era il cambio di stagione ci si toglieva la maschera: “carnem levare (togliere la maschera dalla carne), da cui deriva la parola carnevale. Non per niente proprio Venezia inizia questo fenomeno estesosi in tutta la Serenissima. 
Sopra le teste un finto sfondamento del soffitto con nuvole diurne. Se la luce dipinta fosse reale il sole disegnerebbe un’ombra come quella del pavimento, che presenta il seminato alla veneziana. Sappiamo che Venezia è una città costruita sull’acqua e quindi non fa uso di mattonelle di piccole dimensioni, ma preferisce realizzare pavimentazioni integrali che risultano più resistenti all’umidità. Al massimo si formano delle crepe, ma è sempre meglio della sconnessione delle pietre poco dimensionate. 
I personaggi dipinti sul soffitto sono delle allegorie: riconosciamo Minerva che indossa l’elmo ed è la dea della guerra. Ma potrebbe anche rappresentare Brescia visto che i colori della città sono il bianco e l’azzurro. Il personaggio principale è Minerva e poi si riconosce anche la personificazione dell’agricoltura, vale a dire quindi le due attività principali della città di Brescia. A nord nelle valli prevalgono le ferrarezze, a sud la coltivazione dei campi e l’allevamento. 
Gli stessi angioletti (statue alle pareti sopra i lampadari) non ci guardano direttamente, ma solo attraverso gli specchi (si specchiano). 

Sala teatrale

Salendo le scalette che portano alla Sala Teatrale si vedono due fontane in stile neoclassico dell’inizio dell’Ottocento che oggi sono dei motivi ornamentali, ma al tempo della loro costruzione servivano per il servizio antincendio. 
Risale ai primi dell’Ottocento (1811), ecco perché la forma non è rettangolare come il foyer in stile veneziano, ma corrisponde al gusto francese: la forma è a ferro di cavallo. Una novità che sarà portata avanti dai Bibiena. La forma ad U e a fero di cavallo è ancora oggi considerata la forma più idonea sia per la visuale che per l’acustica. Il teatro ha mille posti e tutti vedono. Duecento anni fa non esisteva l’amplificazione e la forma particolare consentiva al suono di porgersi uniformemente. 
Il materiale di costruzione è in legno che assorbe il suono e migliora l’acustica. 

Il teatro in stile neoclassico fu costruito in epoca napoleonica, ecco quindi che fu intitolato all’imperatore Napoleone I detto il grande, da cui “Teatro Il Grande”. Purtroppo però l’imperatore non arrivò a Brescia in occasione dell’inaugurazione, per cui a poco a poco l’articolo “IL” è scomparso e oggi è semplicemente il “Teatro Grande”. 
Il palco reale è comunque dedicato a Napoleone e all’interno le decorazioni ricordano le campagne napoleoniche (la campagna d’Egitto, detta la battaglia delle piramidi). Quando il teatro fu costruito Napoleone aveva da poco vinto ad Austerlitz. 
I palchetti sono un centinaio e ognuno di loro è di proprietà delle casate che hanno contribuito alla costruzione del fabbricato. Ancora oggi essi appartengono alle stesse famiglie di allora, mentre altri sono stati acquistati da nuovi proprietari. 
La platea discendente aiuta la visibilità, così come anche il palcoscenico ha un declivio verso la platea. Le poltroncine delle prime file sono mobili per lasciare posto alla buca d’orchestra. Da questa posizione affossata l’orchestra non disturba la visuale e nello stesso tempo ottengono un effetto di ampliamento acustico verso l’alto. 

Palco reale

Napoleone suonava la lira o la cetra prima delle battaglie per concentrarsi meglio, ecco quindi che questi strumenti li troviamo raffigurati alle pareti, così come troviamo le carte visto che a lui piaceva giocare alle carte. Le decorazioni ricordano le campagna d’Egitto contro i Mammelucchi. La pozione era la migliore dal punto di vista della visuale, che consigliamo a tutti di raggiungere per godere di una visuale mozzafiato. 
prenota la tua visita
Torna su