Oratorio di Santa Maria in Solario
Il sacello di Santa Maria in Solario si trova dentro nel complesso museale di Santa Giulia. È una tipica chiesa romanica che però all’interno nasconde alcune preziosità: una lipsanoteca in avorio del IV secolo d. C., la croce processionale detta “Croce di Desiderio”, ma risalente al IX secolo. Il tutto in un contesto arricchito di preziosi affreschi cinquecenteschi.
È una delle tre chiese del monastero di S. Salvatore ed è una chiesa interna, senza accesso da via dei Musei. Fu costruita a metà del XII secolo nel tipico stile romanico in voga all’epoca. Mostra una pianta quadrata e ha due sole aperture molto strombate simili alle feritoie di un castello. Si sviluppa su due piani e il nome Santa Maria in solario è stato talvolta spiegato col fatto che solarium in latino è il solaio che divide i due livelli, ma molto più probabilmente il nome è legato alla presenza del pilastro centrale che sarebbe un’ara romana, un altare che su una delle facciate ha una dedica al dio Sole (deo Soli res publica).
Il sacello in realtà è un repertorio di riuso consapevole e inconsapevole di materiali:
Uso inconsapevole. I conci della parte bassa della chiesa fino al primo livello delle finestre sono pietre di recupero da edifici preesistenti. Addirittura in alcuni casi ci sono dei grossi conci coi segni dell’anatiròsi. Praticamente, quando i Romani dovevano costruire degli edifici per permettere una migliore aderenza fra i conci scolpivano le facce laterali con una cornice liscia intorno e con una parte interna più abbassata di livello e grezza in modo che le facce di aderenza fra i due conci non fossero la totalità delle due facce ma soltanto le due cornici, così che fosse molto più semplice assemblarle. Però chi mille anni ha costruito la facciata non ha capito il meccanismo ideato dai Romani e ha disposto i conci nel senso sbagliato
Uso consapevole. La copertura del piano inferiore presenta quattro volte a crociera che poggiano tutte sull’altare romano. Il riuso consapevole consiste nel fatto che qui c’è stata una risemantizzazione, cioè un altare pagano dedicato al dio Sole diventa il pilastro centrale su cui appoggia la totalità della chiesa cristiana, come a dire che il Cristianesimo ha superato il paganesimo.
Interessante anche notare che internamente la chiesa presenta due enormi scassi nel muro, che sono probabilmente i punti dove erano collocati dei forzieri, perché il monastero era ricco e quindi aveva dei codici, dei reliquari e dei paramenti sacri da dover custodire. La scaletta ricavata in spessore di muro ricorda le caratteristiche del Romanico; un’architettura dove il pieno prevale sul vuoto. Gli archi delle volte a crociera poggiano su pilastri parzialmente incastrati nel muro, quindi sono paraste e la base delle paraste è stata recuperata dai restauri recenti ripristinando il livello originale.
Altro esempio di riuso consapevole è il fregio di età romana realizzato in marmo proconnesio che ha la caratteristica particolare di avere una doppia venatura; il bianco e il grigio. L’artista romano è stato talmente abile da riuscire a sfruttare la venatura grigia per i rilievi e lasciare lo sfondo sulla venatura bianca. Gli uomini del Medioevo ritrovandosi questo oggetto si sono resi conto della sua eccezionalità e anziché utilizzarlo come materiale da costruzione lo hanno forato con due buchi e trasformato in reliquario.
Gigantesco rispetto alla lipsanoteca che si trova accanto: 22 x 32 x 25 cm. Si presenta come un cofanetto d’avorio, completamente lavorato. Elementi angolari con simboli cristiani racchiudono, sui quattro lati, scene a rilievo distribuite su tre livelli: nelle fasce superiori e inferiori sono riconoscibili episodi tratti per la maggior parte dal Vecchio Testamento (ad esempio la storia di Giona). Nel registro meridiano, di maggiore altezza,sono raffigurati episodi della vita di Cristo e degli apostoli. Il programma iconografico allude ai temi della salvezza e dell’immortalità dell’anima.
Il sacello è a pianta quadrata, ma la cupola è rotonda quindi ci fu un problema geometrico da risolvere. Fu risolto passando dalla pianta quadrata in un primo momento all’ottagono e poi all’interno si passa attraverso i pennacchi sferici dall’ottagono al cerchio della cupola. Il tiburio è invece ancora ottagonale. Il livello del piano terra è inferiore rispetto a quello superiore coperto da una cupola e con il tiburio. Ma la caratteristica del tiburio è che quella di essere ottagonale. Anche in questo caso si colgono le caratteristiche dell’architettura romanica, soprattutto negli archetti pensili e nella presenza della muratura. Anche i capitelli del loggiato sono di recupero, però questa volta non sono romani, ma longobardi. Così come i Longobardi riutilizzavano elementi di recupero romani, nell’alto medioevo si riutilizzavano elementi raffinati longobardi.