Piazza della Loggia - Cuore di Brescia

Simbolo del potere veneziano

Piazza della Loggia, descrizione

Vero e proprio cuore pulsante della città, Piazza della Loggia esprime al meglio e al massimo la Rinascenza veneta e lombarda, un mix di stili e culture, spirito lombardo e gusto veneto si mescolano in un creazione unica. La Piazza è sempre visitabile facendo una passeggiata per il centro cittadino. Di sabato è animata da un vivace mercato. Sotto forniamo numerosi dettagli storici su chi l’ha voluta e perché. 

Cenni Storici
Fu il primo intervento veneziano a Brescia. A partire dal 1433, dopo pochi anni dall’arrivo dei Veneziani a Brescia nel 1426, il Senato centrale stabilisce di lanciare il messaggio che qualcosa è cambiato, che i Veneziani sono dei governanti generosi e portatori di benessere, quindi si decide di costruire una nuova piazza. La piazza stava in una parte della città densamente popolata in pieno centro storico. Per realizzarla furono espropriate diverse proprietà private che per l’occasione vengono rase al suolo. Fu un’operazione di tipo pubblico per fare propaganda politica. Nel passato la perfezione di un’opera era considerata come il frutto della perfezione del governo che la produceva. Quindi Piazza della Loggia fu articolata su un sistema proporzionale molto preciso (la larghezza è la metà rispetto alla lunghezza) che era simbolo della perfezione del governo veneziano. La piazza piaceva particolarmente a Venezia perché aveva una forma che riconduceva ad una piazza ben più famosa: piazza S. Marco, è disposta a L. Qui la gambetta è formata dalla piazzetta davanti a Porta Bruciata dove si trova il Monumento alle 10 giornate (che sostituisce la precedente colonna col leone di S. Marco abbattuta con l’arrivo di Napoleone a Brescia). 

Funzione

Piazza della Loggia doveva servire per le manifestazioni ufficiali, era la piazza laica che si doveva contrapporre alla piazza religiosa (piazza Paolo VI), con la quale sarà collegata grazie all’intervento di Luigi Beretta che creò la cosiddetta strada nuova (l’odierna via Beccaria sotto l’orologio). È la piazza dove avvenivano gli eventi ufficiali, dove si tenevano le manifestazioni pubbliche, le fiere, le giostre, i festeggiamenti. Ma anche gli atti cruenti come le esecuzioni delle condanne a morte o le  torture. Le condanne a morte venivano effettuate col metodo alla francese: il condannato veniva tenuto in piedi con le mani legate dietro la schiena e il boia doveva tagliargli la testa con un colpo di spada. Sappiamo anche esattamente cosa avveniva durante le torture perché il prospetto sud della piazza (oggi occupato da una banca) era costituito da un sistema di piccole botteghe con accesso indipendente. Le botteghe venivano date in affitto e si pagava anche per l’utilizzo dello spazio utilizzato sulla piazza per la propria attività commerciale (l’odierno plateatico). In ogni caso, noi sappiamo delle torture perché in una di queste botteghe era riuscito a insediarsi un medico che aveva ottenuto il permesso di non pagare l’affitto in cambio di medicare gratuitamente i condannati a cui venivano tagliate le mani e strappati gli occhi. È stato trovato un documento che lo attesta. 

Prospetto meridionale della Piazza 

Il cantiere della piazza andò avanti per circa tre secoli. La parte più antica è quella del prospetto meridionale, dove vi sono in successione il Monte Nuovo di Pietà, l’Arco del Salarolo, il Monte Vecchio di Pietà, la Loggetta e le Carceri. È un unico blocco di edifici pienamente quattrocentesco dall’architettura sobria e composta, con pochi elementi decorativi, archi al piano terra, finestre rettangolari al primo ordine e finestre ad arco a tutto sesto al secondo ordine. 
Balza all’occhio loggetta, molto aerea e traforata. Di solito parlando della piazza si fa riferimento a Venezia e si prende la loggetta ad esempio. Ma in realtà bisogna fare attenzione a non essere imbrogliati perché l’architettura delle Carceri e del Monte Vecchio, e soprattutto l’architettura del primo ordine della loggetta presenta un influsso non veneziano, ma milanese, in particolare dell’architettura bramantesca. 
La loggetta è caratterizzata al piano terra da due aperture che si reggono al centro su una colonna, rialzata su un alto piedistallo, e la lateralmente invece poggiano su dei peducci. Il secondo ordine è costituito da una serie di archetti, tre per parte rispetto all’archetto centrale che ha una luce più larga rispetto agli archetti laterali. Sopra, in corrispondenza dell’arco centrale, c’è una nicchia con una statua in marmo che rappresenta la Brescia armata. La statua è l’unico pezzo in marmo, il resto è in pietra colorata. 

Lapidario a cielo aperto 

A prima vista non ci si fa caso, ma ad un’osservazione più attenta, si vedrà che tutto nelle facciate degli edifici a sud furono fatti inserire a vista nella tessitura muraria numerose lapidi decorate e iscritte che erano venute in luce durante la costruzione del fondaco del sale. Sono murate esattamente 23 pietre di età romana, prevalentemente epigrafi, e 5 lapidi del XV secolo, contemporanee cioè alle costruzioni, aventi come soggetto la fedeltà di Brescia a venezia. 

Prospetto orientale della Piazza 

La serie di arcate che ritmano a est la piazza son state realizzate forse su progetto di Beretta, l’architetto più importante a Brescia nel Quattrocento, ma compiute da Bagnadore, con un sistema interessante di bicromia: il gioco del bianco per le membrature architettoniche e del nero per le superfici di riempimento (i pennacchi nella parte inferiore). Nella parte superiore il gioco di bianco e nero è basato sull’alternanza dei contorni e delle specchiature. 

L’orologio

È l’elemento più significativo di questo prospetto. Richiama i mori di Venezia ed è un vero e proprio strumento astronomico perché misura non solo le ore, ma anche la distanza fra i pianeti, i giorni che mancano alla luna nuova e ai segni zodiacali. 

Strage di Piazza della Loggia

Nel punto in cui scoppiò la bomba oggi c’è una stele di Carlo Scarpa per ricordare l’evento e che riporta gli 8 nomi, ma il progetto iniziale di Carlo Scarpa era molto più elaborato. Per ciascuno dei defunti egli aveva proposto 8 colonne spezzate (simbolo della vita interrotta bruscamente) che dovevano essere disposte in maniera molto ampia sulla piazza e ciascuna delle colonne doveva essere collegata da un sistema di fontane, acqua e passaggi. È ovvio che questo avrebbe sconvolto la viabilità della piazza e perciò l’idea fu purtroppo bocciata. 
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