Monumento alla Bella Italia - Porta Bruciata

Ricordo di un eccidio 

Piazzetta di Porta Bruciata

Qui i Veneziani avevano fatto erigere una colonna sulla quale vegliava il leone alato di S. Marco. E sempre qui avvenivano le esecuzioni capitali o le punizioni pubbliche. La colonna fu distrutta dai Francesi e più tardi sostituita dal monumento denominato "La Bella Italia", realizzato da Giambattista Lombardi e donato alla città dal Re Vittorio Emanuele II (inaugurato nel 1864) per il coraggio dimostrato dai bresciani nel corso delle "X Giornate" (23/3-1/4/1849). Brescia è rappresentata nella veste di una donna coraggiosa. Gli alto-rilievi in marmo alla base del monumento raccontano gli episodi delle eroiche giornate.

La piazza prende il nome dalla adiacente Torre di Porta Bruciata, alta 30 metri e costruita su 7 piani. Il nome deriva da un incendio subito nel 1184. Insieme alla torre bruciarono le case del popoloso quartiere di S. Agata. La Torre bruciata corrisponde all’antica Porta Mediolanensis. Era qui che terminava la corsa delle cossere nel medioevo. Le cossere in bresciano sono le gambe delle donne (le cosce). La corsa cominciava dalla Torre della Pallata dove si trovava la prigione femminile. Una volta all’anno si allestiva una gara tra di loro e dato che un tempo non c’erano le braghe ma c’erano solo le gonne, le partecipanti per non inciampare durante la corsa dovevano sollevare le gonne mostrando le cosce al delirio di uomini festanti. La chiesa mise poi al bando la gara. 

Sotto alla torre è l’ingresso alla Chiesa di San Faustino in riposo: 
La tradizione ci racconta che durante la processione dell’843 in cui si svolse la traslazione dei corpi di San Faustino e Giovita dalla chiesa di San Faustino ad sanguinem alla chiesa di San Faustino maggiore e a cui assisteva lo scettico duca Namo di Baviera avvenne un fatto miracoloso. La processione di fronte a lui si ferma e le reliquie cominciano a trasudare sangue. L’evento aveva sconvolto il suo animo e decise di donare una delle reliquie delle santissime croci. Per ricordare il momento di passaggio della processione fu eretto un tempietto, la parola riposo ricorda la sosta fatta durante la processione. 
La tecnica del cotto dentellato che si vede per la copertura del tetto è usata nei paesi tirolesi. I tetti ripidi servivano per la neve. Ma l’argomento è ancora molto dibattuto e resta tutt’ora un mistero la fonte di ispirazione. 
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