Teatro all'Antica di Sabbioneta
Sabbioneta è la concretizzazione del sogno urbanistico di Vespasiano Gonzaga di realizzare da piccolo Prìncipe una città intera ex novo, per uno Stato piccolo, ma costruito da zero. Per la prima volta lui, il Gonzaga, decide una cosa fondamentale: di innalzare un edificio che sarà tutto teatro e solo teatro. È questo il primo teatro della storia d’Occidente dopo quelli greco-latini.
Sul fregio marcapiano esterno si legge la scritta ROMA QUANTA FUITA IPSA RUINA DOCET (è la stessa sua rovina che spiega quanto fu grande Roma). La progettazione è affidata a Vincenzo Scamozzi, che concettualmente è il vero competitore di Palladio, e il suo successore in un’aria di classicismo. L’operazione è intellettualmente manierista, perché ricostruisce sostanzialmente l’idea di un teatro romano, proprio per via della grande rovina di Roma. Lo fa con tutta la sua parte centrale e le sedute intorno, ma lo inserisce con tutta la sua dimensione – così come se fosse all’aria aperta – all’interno di un edificio. Tra l’altro con una decorazione a fresco sulla parete di chiusura che ha come scopo di dare l’impressione che questa struttura sia inserita all’interno di una città antica: Roma.
Straordinaria è l’architettura d’interni, con colonne in stucco e statue che concludono l’emiciclo, abbastanza rozze da vicino, ma sufficienti ad essere evocative viste da lontano.
Per la prima volta nei disegni dello Scamozzi appare la parola proscenio, il quale era più o meno dove si trova ora il palcoscenico, e sicuramente leggermente più basso.
La scenografia odierna non è quella originale, ma è stata messa di recente su disegni che riprendono il pensiero dello Scamozzi. Evoca la città di Sabbioneta.
È incredibile l’intuizione di Scamozzi perché pone già sul proscenio un palco da proscenio: un cliente che potrebbe essere di oggi, cioè un medico chirurgo (sul lato destro). Ma la cosa straordinaria è che la finestra aperta sopra la bottega del cerusico anticipava già lo sviluppo delle logge e dei palchi di un secolo e mezzo dopo.
E sopra immagina, al di là dell’articolazione architettonica, i loggioni moderni (personaggi della Commedia dell’Arte).
Sul palcoscenico viene realizzato un cannocchiale ottico, esasperazione del concetto prospettico, in questo caso sì andando in contraddizione con la tradizione del teatro greco e latino.
Eppure l’opera non c’è ancora. Al momento qui si tratta solo di teatro. È nel 1600 che nascerà una forma di rappresentazione nuova che si chiamerà lentamente opera, partendo dal recital cantando e inventato nella Camerata dei Bardi a Firenze.