Visita alla Basilica Sant'Andrea di Mantova

La chiesa accoglie le spoglie dell'artista ed il Sangue di Gesù,  tomba del Mantegna e Sacri Vasi 

Basilica Sant'Andrea

Il tempio è il principale di Mantova per vastità, per rilevanza d’arte, nonché per singolarità di memorie sacre. L’origine della chiesa è legata all’antica tradizione locale, secondo cui Longino, il soldato che sul Golgota aveva ferito nel costato il Crocefisso agonizzante, si convertì alla nuova fede per una interiore folgorazione. Fu lui a raccogliere la terra bagnata del sangue ai piedi della croce e una volta giunto a Mantova con la reliquia, qui subì il martirio non senza avere prima celato il prezioso vaso in un luogo noto a lui soltanto. 

Nell’804 la reliquia fu miracolosamente ritrovata e sul luogo del ritrovamento fu dapprima costruito un monastero benedettino, successivamente sostituito a partire dal 1472 dall’attuale Basilica dedicata a Sant’Andrea, che nelle intenzioni del Marchese Ludovico II Gonzaga doveva diventare il simbolo del nuovo prestigio della Signoria gonzaghesca. Vi è da dire che il sangue del primo ritrovamento fu successivamente nascosto per essere rinvenuto una seconda volta nel 1048 ad opera del Beato Adalberto

La facciata della basilica, potentemente moderna rispetto alla tradizione precedente, mette insieme l’arco di trionfo con il timpano triangolare. Sotto all’arco trionfale si trova il portale centrale, interamente scolpito con squisita finezza con motivi a girali vegetali. 

L’interno è a croce latina ed ha un corpo di creazione quattrocentesca realizzato sui progetti albertiani, sormontato da una cupola settecentesca di Filippo Juvarra e ornato da rivestimenti pittorici che vanno dal ‘500 al ‘700. Le linee interne seguono delle precise misure matematiche e per la progettazione l’Alberti guarda ai templi etruschi, alle terme romane e alla basilica di Massenzio. Una navata unica, uno spazio solenne accolgono il visitatore che entrando resta a bocca aperta. 

Sotto al pavimento della prima cappella a sinistra si trova la tomba di Andrea Mantegna. Accanto alla porta d’ingresso un busto in bronzo raffigurante l’artista con in testa una corona d’alloro, solitamente riservata agli Imperatori o ai poeti. Lui si autoproclamava infatti poeta della pittura. Il fatto stesso che Andrea Mantegna si sia potuto fare seppellire qui sottolinea la grande riconoscenza che Ludovico II provava per il suo artista di corte, tanto da riservargli un posto nella basilica simbolo della casata dei Gonzaga. Nella lapide inserita nel pavimento si legge che “le ossa dell’artista sono state composte con quelle dei due figli nel sepolcro costruito dal nipote Andrea”. Sopra, la volta presenta un fine intreccio di tralci e graticci con al centro lo stemma della famiglia Mantegna. Le decorazioni delle pareti e della volta sono da attribuirsi allo stesso maestro e ai pittori della sua bottega, tra cui il Correggio. 

L’episodio tramandato nella storia del secondo ritrovamento del sangue è raffigurato nella sesta cappella a destra in due grandi affreschi ideati da Giulio Romano, che ne fornì i cartoni preparatori. Ai lati dell’altare sono collocati due nobili sarcofagi, in uno dei quali riposerebbero le reliquie di San Longino. 

Nella cripta, progettata da Anton Maria Viani allo scadere del XVI secolo, è conservata la preziosa reliquia del Sangue di Cristo, racchiusa in una coppia di vasi d’oro, ideati dall’orafo milanese Giovanni Bellezza nel XIX secolo, ricalcando i reliquiari originali di Benvenuto Cellini ordinati da Isabella d’Este e asportati dagli austriaci nel 1848. 
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