Ponti sul Mincio

NOTIZIE DI PONTI 
Nell'immediato entroterra a sud del Lago di Garda, Ponti sul Mincio è il primo borgo medievale dell'Alto Mantovano che si incontra percorrendo il corso del fiume Mincio. Il fiume, emissario del Garda, forma il grande Parco Regionale del Mincio e sfocia nel Po 70 km più a sud. Ponti sul Mincio, pertanto, rappresenta la porta di ingresso di un parco naturale di oltre 16 mila ettari, caratterizzato da qualità floreali e faunistiche di grande interesse scientifico. La tipicità del territorio è rappresentata da pendii dell'Anfiteatro morenico del Garda: essi sono caratterizzati da un’alternanza di boschi sui versanti a nord e di prati aridi in quelli rivolti a meridione.


Vale la pena fermarsi in questo paese anche solo per gustare i prodotti della gastronomia locale come ad esempio gli strangolini  e il Fogasì,  e per visitare meritevoli manufatti sparsi sul territorio, legati alle vicende storiche che si sono succedute nelle varie epoche: la chiesa cinquecentesca di Sant'Antonio Abate oppure il Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale inaugurato nel 1935 e realizzato dall'architetto Giancarlo Maroni, lo stesso che progettò il Vittoriale degli italiani Gardone Riviera, dimora di Gabriele D'Annunzio.
Si continua con Forte Ardietti, Fortezza costruita nel 1854 dagli austriaci, e ancora gli antichi lavatoi inaugurati nel 1932, il Museo Reggimentale della Piccola Caprera, che conserva Cimeli della Campagna d'Africa settentrionale; l'edificio regolatore del Lago di Garda, opera edificata dal Genio Civile di Verona a partire dal 1942, la casamatta di Montecasale dove fu combattuto l'ultimo fatto d'arme della seconda guerra mondiale; numerosi luoghi di culto sparsi sul territorio, come la Pieve di San Leonzio nei pressi del fiume Mincio, la chiesetta di San Nicolò, la chiesa di Santa Maria e l'oratorio di Santa Margherita, i resti del Forte austriaco Montecroce, costruito nel 1864 e dedicato a Francesco Giuseppe Imperatore dell'impero asburgico. Importante anche la ciclovia Peschiera Mantova, la più lunga d'Italia, che costeggia il fiume Mincio e che transita anche a Ponti sul Mincio. 

INTRODUZIONE AL CASTELLO 
Il castello di Ponti sul Mincio fu costruito in un periodo compreso tra il 1260 e il 1276, quando al potere della città di Verona vi era Leonardino della Scala detto Mastino, divenuto Capitano del Popolo nel 1260. Il castello fu costruito in posizione strategica su un rialzo del terreno dominante il corso del fiume Mincio, appena uscito dal lago di Garda.
La prima destinazione d'uso del Castello data dagli Scaligeri era di ordine militare difensivo, ma la stessa fu modificata nei secoli successivi quando Il Maniero passò dai Signori di Verona alla Serenissima Repubblica di Venezia nel XV secolo.
Il manufatto è composto da una cinta muraria intervallata da tre torri scusate, la torre dell'orologio e il maschio. Le torri sudate sono costruzioni a più piani caratterizzate da semplici ripiegamenti sporgenti verso l'esterno delle cortine murarie; esse avevano lo scopo di facilitare lo spostamento delle munizioni ai vari piani e potevano essere controllate dalle rimanenti torri; avevano altresì il vantaggio di non offrire riparo ad eventuali nemici proprio grazie alla mancanza della parete interna.
I materiali costituenti il manufatto, facilmente reperibili in loco ed estremamente economici, sono il laterizio e il ciottolo di fiume; i ciottoli venivano disposti in corsi orizzontali regolari alternati a corsi di laterizi e uniti attraverso un materiale legante. Non si disdegnava di ricorrere a materiali di recupero come ad esempio la lapide funeraria del periodo romano utilizzata come pietra angolare all'esterno della torre scudata fronte paese.  
Il castello non presenta vere e proprie fondamenta; la cortina muraria penetra semplicemente nel terreno per una profondità variabile da 50-60 cm fino a circa un metro e mezzo; questa differenza di profondità risponde alle esigenze della costruzione e per adattarsi alla morfologia della collina sulla quale è stato costruito. Per la stessa ragione di adattamento al terreno, le cortine murarie presentano giunti verticali distaccati che creano setti murari indipendenti. A distanza di secoli la struttura del maniero si mantiene ancora estremamente stabile. 

MASTIO E RIVELLINO 
Il maschio o mastio posto a sud-est verso il fiume è l'attore principale dell'intero castello dominante l'ingresso al maniero. La sua posizione strategica rispondeva alle esigenze di tenere sotto controllo un’ansa del fiume Mincio, ove esisteva uno dei pochi guadi della zona e dal quale potevano transitare merci o eserciti. Esso rappresenta l'ultimo baluardo difensivo del Castello la struttura nella quale si sarebbe asserragliato l'esercito in caso di attacco nemico.
Per questo motivo il Mastio non presenta un ingresso a livello del terreno, ma possiede un'apertura in quota utilizzabile una volta calato il ponte levatoio sul camminamento di ronda.
All'interno del maschio erano custodite le derrate alimentari che sarebbero servite per sostenere l'esercito durante l'eventuale assedio e una riserva di armi e munizioni. Nel maschio erano presenti anche dei particolari servizi igienici tutt'ora visibili all'esterno delle mura, chiamati latrine a bertesca o latrine pensili, in quanto strutture sporgenti dalla cinta muraria; il funzionamento di questi servizi era molto semplice: una base di seduta con un buco collegato direttamente all'esterno permetteva alle deiezioni di venire disperse per caduta sulla base esterna delle mura o nel fossato. 
I materiali costituenti il maschio sono gli stessi utilizzati per il resto del Castello ovvero il ciottolo di fiume e laterizio; il mastio immorsa questi due materiali attraverso un disegno chiamato dente di sega visibile su tutte e quattro le facciate della torre, che impedisce il reciproco scorrimento del mattone e del ciottolo in caso di assestamento del terreno. Tale accorgimento è propriamente di natura tecnica, ma non manca di incidere sull' aspetto estetico della torre, rendendo tale carattere esclusivo dell'area Scaligera. 
Il mastio, infatti, non era intonacato come il resto del castello; essendo l'attore principale del Maniero doveva apparire particolarmente elegante con i suoi mattoni perfettamente stilati per le testate d'angolo. Sul mastio è anche presente il simbolo della famiglia della Scala, modificato da Cansignorio oltre un secolo dopo la costruzione del Castello; la modifica consiste nell’aggiunta di un piolo la scala dello stemma di famiglia che da 4 passò a 5 pioli. Con questa aggiunta Cansignorio intendeva innalzare simbolicamente anche solo di un piolo il nome e le intenzioni della casata.
La porta che si apre verso il borgo e preceduta da un rivellino a camera con doppia chiusura, Fossato difensivo e Ponte levatoio. Il Rivellino è un tipo di fortificazione generalmente posto a protezione dell'ingresso di una fortificazione maggiore. La porta difesa dal maschio è una misura adottata dai primi Scaligeri, mentre il più complesso Rivellino ne costituisce una modifica introdotta durante il secolo seguente da Cansignorio. 

SERRAGLIO SCALIGERO E CHIESA
Il castello di Ponti sul Mincio rientrava probabilmente nel complesso sistema difensivo del Serraglio Scaligero che comprendeva, raccordanti un'unica muraglia con vallo alimentato dalle acque del fiume Tione, quattro castelli: Ponti, Valeggio, il borgo fortificato di Borghetto, Gherla e Villafranca. 
La Muraglia, alta circa 16 metri era lunga 16 km accertati, ma si suppone che la lunghezza fosse addirittura di 32 km. La grande muraglia del serraglio, che comprendeva oltre ai Castelli, circa 200 Torri, fu iniziata sotto Mastino II nel 1345 è terminata da Cangrande II nel 1355. La struttura composta da ciottoli di Fiume corsi di mattoni e rottame di tegole legati insieme da malta di calce spenta il complesso difensivo assolveva ad un duplice scopo; difendere lo Stato Veronese dalle incursioni dei Mantovani e dei Milanesi e garantire un confine sicuro senza un grande dispendio di uomini occupati in quel tempo nella politica di espansione territoriale della Signoria.
Dopo la caduta degli scaligeri l'opera venne rafforzata da Gian Galeazzo Visconti con la costruzione a Valeggio sul Mincio del Ponte Visconteo. Nel 1404 La Muraglia fu danneggiata dalle truppe di Francesco Gonzaga durante le operazioni belliche contro i Visconti. Nel 1544 la Repubblica veneta la restaurò assegnandole la funzione di controllo doganale. I resti della muraglia furono demoliti dagli austriaci nel XIX sec al fine di garantire la libera circolazione nella Pianura Padana. 
Ogni struttura anche quelle militari all'epoca aveva un luogo dedicato al culto religioso si ritiene che nella torre scudata est fosse presente una piccola cappella come testimonia il ritrovamento al suo interno di un’incisione che ricorderebbe un’aureola. 

CAMMINAMENTI E MERLATURE 
Le cortine del Castello, nonostante siano state edificate con materiale non pregiato, ciottoli e laterizio, sono provviste di un camminamento di ronda in spessore di muro e sporgente su mensole di mattoni che ne aumentano il piano di calpestìo. Il camminamento di ronda costeggia la merlatura; i merli, ora in cattivo stato di conservazione, sono rialzi in muratura eretti a intervalli regolari che coronano le mura perimetrali del Castello. La loro funzione principale era di difesa passiva; proteggevano cioè gli assediati dal lancio di freccia, ma garantivano un certo riparo nel momento del contrattacco.  
La forma del merlo permetteva di capire se gli occupanti del maniero appartenessero ad una delle due fazioni contrapposte nella politica italiana. Nel Basso Medioevo i Guelfi erano sostenitori del potere temporale dei Papi contro l'imperatore ed i loro Castelli avevano merlature squadrate; i Ghibellini invece erano favorevoli all'imperatore ed i loro manieri avevano merlature a coda di rondine.
La dinastia degli scaligeri apparteneva alla fazione dei Ghibellini ed era pertanto sostenitrice dell'imperatore: la merlatura del castello di Ponti quindi dovrebbe essere a coda di rondine, invece presenta merli squadrati riconducibili alla tipologia Guelfa. Un'ipotesi che potrebbe spiegare tale discrepanza risiede nel fatto che il fortilizio di Ponti sul Mincio non fosse pensato come struttura di rappresentanza che potesse accogliere influenti personaggi della politica italiana, ma una costruzione progettata esclusivamente a scopi difensivi e pertanto improntata alla massima semplicità costruttiva.  
La bassa muratura affiorante dal terreno addossata alla cinta muraria nord-ovest del maniero è riconducibile alla presenza di due vani ora parzialmente interrati; si ritiene che i due locali avessero funzione di dispensa e magazzino in quanto sono stati rinvenuti reperti ceramici attribuibili all’epoca rinascimentale e post rinascimentale e resti di animali. 
Sul lato opposto alle dispense, a ridosso della cortina muraria di nord-ovest, altri rinvenimenti di muratura farebbero pensare all'esistenza di stalle e scuderie per cavalli. Gli interventi di restauro al maniero operati tra 2013 e 2015 hanno interessato la porzione di Castello compresa tra la torre scudata Nord fino alla torre dell'orologio, in particolare sono stati ripristinati i camminamenti di ronda al fine di evitare il ristagno delle acque meteoriche che per azione chimica degradavano il materiale legante delle cortine, causando crolli del paramento murario. 
L'intervento ha inoltre previsto la riprogettazione dell'accesso esistente rimodulando il sedime dell'antico stradello, la realizzazione di un accesso belvedere a sbalzo sull'abitato di Ponti in acciaio corten e all'interno della cinta muraria l'organizzazione di un sistema di percorsi colleganti piastre espositive di sosta per consentire la visibilità e l'utilizzo del castello per attività di intrattenimento ed esposizione. 

TORRE DELL’OROLOGIO 
La torre dell'orologio o torre campanaria a sud est, a sinistra dell'attuale porta d'ingresso, era in origine una torre scudata come le altre. Le modifiche apportate a quest'ultima torre, probabilmente avvenute nel Settecento, hanno riguardato l'innalzamento della struttura originaria ed il tamponamento del lato interno al recinto, tramite una muratura mista in ciottoli e laterizio di spessore decisamente inferiore all'originale L'aspetto finale è simile a una torre campanaria provvista di orologio verso l'abitato.  
Durante le opere di restauro, oltre al consolidamento delle murature, sono stati eliminati i solai di legno originari ormai degradati e sostituiti da una struttura in acciaio cor-ten, che ne permette la risalita. Infine, sono stati installati dei serramenti in plexiglass alle finestre, al fine di evitare che eventi atmosferici o volatili vadano a compromettere di nuovo la struttura interna della torre. 
Al termine della dinastia Scaligera, avvenuta tra il 1388 e il 1405, e dopo un breve periodo passato sotto la dominazione dei Visconti, il castello di Ponti venne requisito della Serenissima Repubblica di Venezia che a partire dal XV secolo l'utilizzo come quartiere amministrativo costruendo all'interno del recinto difensivo una bassa struttura a pianta quadrata. Gli ambienti interni del palazzo erano utilizzati come sale di ricevimento di magistrati e notai della comunità di Ponti e per l'amministrazione del paese. 
Successivamente il Maniero cominciò a perdere le sue funzioni amministrative; venne demolito il fabbricato centrale e dalla seconda metà del Settecento venne progressivamente abbandonato; la corte interna venne suddivisa in lotti, venduti a privati, vennero coltivati a frutteti e orti e in certi periodi dell'anno anche a grano. In epoca più recente, in particolare durante il ventennio fascista, lo spazio all'interno della cinta muraria venne adibito a campo sportivo. 

CAMPANE E CASTELLI AL SECONDO PIANO 
In alto è possibile vedere un concerto formato da tre campane; durante la Seconda Guerra Mondiale in Italia venivano requisiti parte degli oggetti in metallo come campane, pentolame e cancellate per essere fusi ed impiegati nella produzione bellica. Anche a Ponti sul Mincio vennero ritirate per la fusione due delle tre campane presenti nella torre dell'orologio; la terza Campana invece, quella di più grandi dimensioni e risalente al 1772, fortunatamente non fu prelevata ed è ancora presente nella torre. 
Il nuovo concerto di tre campane fu ripristinato ed inaugurato nel 1950. In tale occasione venne approvato un apposito regolamento circa il loro utilizzo; le campane dovevano suonare secondo la consuetudine del paese; al mattino per l'Ave Maria, con la segnalazione del tempo; il segnale di inizio a scuola; alle 12 per il mezzogiorno; alla sera per l'Ave Maria e le ore notturne. In particolari circostanze suonavano per le vaccinazioni, per avvertire dei pericoli di incendi, terremoto o inondazione, per le sedute del consiglio comunale e per la riscossione di imposte e tasse. Attualmente le campane non sono più funzionanti e le segnalazioni provengono dal campanile della chiesa di Sant'Antonio Abate, Patrono del paese.
Dalla finestra più grande della torre dell'orologio si intravedono altri due castelli scaligeri: il più vicino al sud è Il Maniero di Monzambano, eretto nel XII secolo e visibile scendendo Un paio di gradini della Scala sulla destra. A sud-est invece, sulla linea dell'orizzonte il castello di Valeggio sul Mincio costruito nel X secolo. La vicinanza dei tre Manieri permetteva un tempo lo scambio di informazioni o messaggi attraverso segnali in codice di fumo o di fuoco. 

CAMMINAMENTO DI RONDA 
Dal camminamento di ronda si può ammirare alla sinistra l'abitato di Ponti sul Mincio e alla destra l'interno del recinto fortificato, dove nella zona a sud ovest e nello spazio compreso tra la torre dell'orologio e il maschio affiorano ben visibili alcuni resti di cortine murarie derivanti da rilievi archeologici avvenuti negli anni ’90. Si tratta di almeno tre stanze con resti di pavimentazione in cocciopesto e muratura a lisca di pesce, formata da ciottoli e laterizi tenuti insieme da malta di calce. 
La qualità costruttiva di questi locali farebbe presupporre che essi fossero alloggi per la guarnigione a difesa del Maniero. Attualmente queste stanze sono state nuovamente interrate per preservarne la pavimentazione. 
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