Frammenti di storia di una Mantova invisibile


La Mantova Medievale



Dopo il Mille Mantova conosce un rapido incremento demografico ed edilizio trasformandosi da un piccolo aggregato in un centro importante sia politicamente che economicamente. Nel nuovo centro urbano definito con la creazione dei quattro laghi e del rio sorgono torri, palazzi e chiese a ridosso di vie e piazze. Simboli di questo potere comunale prima e signorile dopo sono il Palazzo del Podestà, quello della Ragione e del Capitano. Se alcune famiglie per difendersi avevano dotato le loro case di torri, i Gonzaga per difendersi costruiranno un Castello. Ma è in ambito religioso che la città esprime i suoi gioielli migliori, con la Chiesa di Santa Maria del Gradaro e la Rotonda di San Lorenzo


Premesse storiche 

Mantova subisce un forte sviluppo urbanistico e una espansione fuori dalla prima cerchia di mura dopo l’anno 804, quando fu rinvenuto il Preziosissimo Sangue. Dopo questo evento esso prese a chiamarsi non a caso civitas vetus, ovviamente in rapporto alla “città nuova” che si andò sviluppando oltre le mura, con il luogo della reliquia come nuovo perno, dove si trova l'attuiale Basilica di Sant'Andrea. Ancor di più questo sviluppo appare evidente dopo il secondo ritrovamento del 1048. Mantova fu quindi dotata nei secoli di tre cerchie di mura: 
- La prima comprendeva l’oppidum romano e la città altomedievale, detta civitas vetus. La porta era dove oggi si trova il Voltone di San Pietro. La civitas vetus fu la sede del potere
- La seconda cerchia di mura era definita dal Rio, scavato sul finire del XII secolo e che scorreva lungo le mura a protezione.
- La terza cerchia era affacciata direttamente sui laghi, raggiunta solo un paio di secoli più tardi.

Si avviò da allora una devozione che durò per qualche secolo, un fenomeno di cui oggi si stenta a percepire la portata. Essa mosse papi ed imperatori, uomini di cultura e popolo minuto. I pellegrinaggi furono organizzati attrezzando i percorsi dagli accessi alla città sino alla basilica con ospedali, ospizi e tappe spirituali di avvicinamento alla meta. Una delle tappe preparatorie all’incontro con la reliquia poteva essere la Rotonda di San Lorenzo

Chiesa di San Lorenzo 

La chiesa di San Lorenzo, ispirata all’icnografia dell’anastasis di Gerusalemme, con ogni verosimiglianza era intesa in rapporto con la reliquia, quale luogo per l’ultima preparazione dei fedeli all’incontro con essa e celebrazione del momento successivo allo spargimento del sangue, vale a dire la sepoltura e la risurrezione. Se, come pare, fu voluta da Matilde di Canossa, la rotonda sta nella piazza creata dal Comune a ricordare il regime ad esso precedente. 


Alcune tappe essenziali


Il Rio 
Il canale, derivato dalle sistemazioni idrauliche di Alberto Pitentino, oggi vivacizza il centro della città, collegando il Lago Superiore con l’Inferiore. Quando nacque, costituì il limite della prima espansione urbana fuori dalla civitas vetus, divenendo il fossato difensivo lungo le nuove mura, attraversato in corrispondenza delle porte da ponti che sono rimasti gli stessi. Sono cambiati invece, quando la città si è ulteriormente espansa, i modi in cui le case si sono rapportate con il corso d’acqua, privatizzandone le rive: ne sono derivate la mancanza di una strada che percorra linearmente l’una e l’altra sponda, e insieme una piacevole varietà di vedute. 

Vicolo Sottoriva
È uno degli angoli più incantati di Mantova. Qui il Rio corre occultato dietro le case. È un luogo nascosto e insospettabile che non sa cosa sono i turisti. In questa zona le lavandaie scendevano al loro lavoro prima che fosse rialzata la sponda. La zona era ambita anche dai filatori e tintori e in generale da quanti svolgevano lavori che necessitavano di grande disponibilità di acqua. Molti di essi risiedevano e lavoravano in questa zona. 

Vicolo Scala 
Ha l’aria di una strada chiusa, e invece riserva un improvviso passaggio coperto un po’ rabbrividente, e subito dopo la facciata della Casa Gotica al numero 9, che col portale e la finestra a ogiva, l’oblò ottagonale, le tracce di decorazioni dipinte, le cornici in cotto e la sporgentissima cornice di gronda, è uno degli esempi più innamoranti del tardo Trecento mantovano d’abitazione. 

Via Orefici
Già nel 1317 si contavano 32 orefici in città e vengono emanati dei regolamenti nello statuto per il loro controllo. Vengono introdotte le marcature, vale a dire che gli oggetti dovevano essere marchiati. Nel ‘300 forse esisteva una marca, nel ‘400 forse ne esistevano due. Gli orefici sono la seconda arte che vidima la qualità del prodotto di oreficeria. L’oro non poteva essere inferiore ai 14 carati per i gioielli con zaffiri, e non meno di 16 carati per quelli con pietre naturali. Dal ‘600 si arriva a tre marchi: provincia di produzione, la marca di garanzia, la città. Sembra che spesso qualcuno frodasse e nel 1430 l’orefice Bartolomeo Rossetti sollecitava misure rigide sul controllo degli orefici. 

Casa Torre dei Boateri 
È l’unico esempio di casa torre ancora abitata e utilizzata in città. Dai rogiti di fine Duecento si sa che la famiglia Boateri era un’antica ricca famiglia mantovana, proprietaria di molte case in città. Oggi è una casa bottega di epoca medievale

Piazze Broletto e Erbe
Esse presentano un’immagine del medio Evo più monumentale ed ufficiale. Si formarono quando le magistrature comunali si diedero nuova sede nel centro naturale della città, ampliata sul finire del XII secolo dal Voltone di San Pietro al Rio. 
Su questo spazio un tempo c’era il foro boario, vale a dire un ampio spazio sterrato per il mercato dei buoi. In breve tempo divenne un fulcro religioso e mercantile
- Il monastero di Sant’Andrea fece aprire lungo il fianco destro della Basilica una serie di botteghe date in affitto ai mercanti.
- Lo sterrato, dove già sorgevano la Rotonda ed altri edifici scomparsi, prese a circondarsi di nuove strutture comunali: la Masseria, il palazzo della Ragione, il palazzo del Broletto (o Podestà). 
- I portici riammodernati nel Rinascimento lungo via Broletto sono sovrastati da strette case che denunciano la loro inequivocabile origine medievale.
Nelle piazze pulsava il cuore economico dell’urbe. Mercanti e artigiani cercavano di utilizzare anche le più piccole superfici e quando lo spazio cominciò a scarseggiare, invalse largamente l’uso di scavare locali sotterranei. Nel sottosuolo, un’intricatissima rete di cunicoli e cantine trasformò il Broletto e le aree ad esso limitrofe in una zona pericolosa per un passante distratto. 

Piazza Leon Battista Alberti
Su questo lato, a ridosso del tempio, si trovava il complesso di edifici costituenti il monastero benedettino fondato nel 1037 dal Vescovo di Mantova Itolfo. A partire dal 1860 si diede mano alle demolizioni. Resta un lato del chiostro

Piazza Canonica San Pietro 
La piazza è dominata dalla canonica della parrocchia di san Pietro e dall’abside della cattedrale. L’attuale Duomo si trova nella zona più antica della città, occupata sin dall’Alto Medio Evo dagli edifici ecclesiastici connessi con la presenza del Vescovo:
- Chiesa di San Paolo 
- Battistero
- Episcopo
- Seminario
- Chiesa di San Pietro, poi Cattedrale 
- Abitazioni del clero, che si affacciavano su un cortile 
La piazza è circondata da case canonicali. All’abside tondeggiante è addossata una colonna, un tempo reggente una croce a segnare il camposanto. La piazzetta è tipicamente medievale, con gli spazi che si dilatano e si restringono senza ordine, sino a ridursi a vicolo nell’area più interna, dominata dalla sagrestia. 
La piazza è, direbbero i romantici, carica d’atmosfera, e restituisce forse meglio di qualunque altro angolo della città l’immagine del medio Evo nella sua veste dimessa, nella sua dimensione quotidiana. 

Piazza Sordello
È una delle piazze più belle e suggestive d’Italia. È una piazza rinascimentale nella funzione ma d’origine medievale: essa si apre sia architettonicamente che urbanisticamente con naturalezza nel cuore della vecchia città. Essa è diventata il simbolo della grandeur gonzaghesca. A differenza delle altre piazze mantovane che son nate dalla sistemazione di spazi vuoti, Piazza Sordello è invece il risultato di una programmatica demolizione degli edifici che ne occupavano l’area. L’operazione fu condotta nel corso del Trecento con acuta preveggenza da parte dei Gonzaga che vollero in questo modo realizzare uno spazio che potesse assolvere perfettamente alle esigenze di rappresentatività e glorificazione del potere principesco (come tante piazze italiane dei secoli Quattro e Cinquecento). 
L’area intorno a Piazza Sordello era il cuore della Mantova medievale; qui intorno i Bonacolsi si insediarono, giungendo gradualmente, a costruirsi tutt’intorno alla futura grande piazza una sorta di ben munita cittadella, difesa dalle torri della Gabbia, dello Zucchero e di vicolo Bonacolsi. 

Palazzo Acerbi 
Con la sua snella torre emergente dai merli offre una perfetta immagine degli edifici medievali adibiti nel contempo ad abitazione e fortezza. 

Palazzo della Magna Domus
Residenza privata del signore. Era l’abitazione di Guido Bonacolsi, detto Bottesella, che divenne capitano del Popolo nel 1299. Lo eresse a proprie spese, tuttavia la costruzione riuscì tanto accetta al Comune di Mantova che questo nel 1308 si accollò le spese sostenute e, considerandole effettuate per l’abbellimento della città, ne rimborsò l’importo al Bonacolsi. 

Palazzo del Capitano 
Sede ufficiale della sua magistratura, giustificazione formale del suo arbitrario potere. Fu abbellito dai Gonzaga con l’apertura di sei grandi bifore. 

Cattedrale
Francesco I chiamò i fratelli Dalla Masegne a modificare la cattedrale in forme gentili, di cui resta il superstite fianco destro. Nella tipologia medievale la piazza presenta il caso, meno frequente ma non rarissimo, in cui i due poteri politico e religioso hanno rappresentanza non in edifici enfatizzati da piazze distinte ma si affacciano sullo stesso spazio. 

La piazza fu intesa dai Gonzaga come il teatro in cui ostentare la loro potenza e la loro magnificenza, con atti in cui la componente religiosa, quando vi compariva, era chiaramente in subordine. Qui il principe:
- Celebrava feste.
- Bruciava streghe.
- Accoglieva sfarzosamente papi e imperatori.
- Sfilava per degnare della sua presenza le celebrazioni liturgiche.
- Riceveva l’omaggio dei sudditi in occasione del proprio insediamento.
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