La Mantova di Dante
Quindi passando la vergine cruda
Vide terra nel mezzo del pantano,
Senza cultura, e d’abitanti nuda.
Lì, per fuggire ogni consorzio umano,
Ristette co’ suoi servi a far sue arti,
E visse, e vi lasciò suo corpo vano.
Gli uomini, poi che intorno erano sparti,
S’accolsero a quel luogo, ch’era forte
Per lo pantan che avea da tutte parti.
Fêr la città sovra quell’ossa morte;
E per colei, che il luogo prima elesse,
Mantova l’appellar senz’altre sorte.
Piazza Virgiliana
Nel 2021 ricorre il settecentenario dalla morte di Dante Alighieri. Non sappiamo cosa abbia visto Dante nel suo passaggio a Mantova, ma possiamo immaginarlo: sappiamo che a quel tempo Mantova era una città di quasi 20 mila abitanti, e sappiamo che la sua guida all’interno dell’Inferno e del Purgatorio fu proprio Virgilio, di cui a Mantova si può ammirare un maestoso monumento su Piazza Virgiliana, inaugurato nel 1927. Sotto la statua si leggono i versi di Dante: “tu sei solo colui da cui io tolsi lo bello stilo che m’ha fatto onore”. Piazza Virgiliana non esisteva nel 1321; essa era l‘ancona di Sant’Agnese, un enorme porto. Nei pressi del monumento si trova una piccola lapide che riporta alcuni versi del Sommo Poeta:
"Tosto che l’acqua corre a metter co’
non più Benaco, ma Mencio si chiama
fino a Governol dove cade in Po.
Non molto ha corso ch’el trova una lama
ne la qual si distende e la mpaluda
e suol di state talor esser grama”
(Dante Alighieri, Inferno, canto XX 76-81).
I versi parlano di un paesaggio che bene o male non è mai cambiato. Dante descrive il Lago di Garda come una vasca da bagno che tracima e poi viene giù naturalmente verso il Mincio (Ivi convien che tutto caschi ciò che ‘n grembo a Benaco star non può e fassi fiume giù per verdi paschi). Son passati settecento anni, ma ancora si potrebbe seguire nella Divina Commedia il percorso del Mincio fino al Po.
Mantova medievale
Ma come era la Mantova del Medioevo e quali le sue dimensioni? Lo si può intuire dalla mappa che ancora oggi abbiamo, essa arrivava fino al Rio, piazza Sordello non esisteva e all’esterno di questa prima cerchia la città era poco urbanizzata. Quando Dante scrive “nel mezzo del cammin di nostra vita” aveva 35 anni, era nato nel 1265, e ipotizzò di morire a 70 anni, in realtà se ne andò a 56 anni.
Piazza Sordello
Il Duomo di Mantova ancora oggi è dedicato a San Pietro e la piazza portava lo stesso nome. La piazza era un piccolo sagrato, saranno i Gonzaga a far demolire un quartiere medievale e a creare lo slargo attuale. Sordello è un altro nome legato alla Divina Commedia, era un cantastorie di Goito che aveva fatto fortuna, ma nel canto VI del Purgatorio Sordello incontra Virgilio e Dante e quando sente che il dialetto di Virgilio è lo stesso di Mantova, si abbracciano. Dante e Virgilio non conoscono la strada e chiedono all’anima di Sordello indicazioni stradali.
Pur Virgilio si trasse a lei, pregando
che ne mostrasse la miglior salita;
e quella non rispuose al suo dimando,
ma di nostro paese e de la vita
ci ’nchiese; e ’l dolce duca incominciava
"Mantüa..." e l’ombra, tutta in sé romita,
surse ver’ lui del loco ove pria stava,
dicendo: "O Mantoano, io son Sordello
de la tua terra!"; e l’un l’altro abbracciava.
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!
Piazza Dante
Qui si erge la statua di Dante, inizialmente posta su Piazza Broletto e successivamente spostata qui su richiesta dei Mantovani, poiché il luogo non era degno in quanto usato come mercato dai pollivendoli. Fu collocata qui nel 1894. Inizialmente la statua era in pietra, ma poiché veniva regolarmente sfregiata dagli studenti del vicino liceo, fu rifatta in bronzo. La statua originaria si trova oggi sulla piazza principale di Ostiglia.
Biblioteca Teresiana
Nella Biblioteca Teresiana si conserva la quinta edizione a stampa della Divina Commedia datata 1477 a Venezia. Essa è la prima edizione con commento di Jacopo della Lana. Vi è inoltre una edizione del 1478 proveniente da Milano, con commenti di Japoco della Lana, ma integrazioni di Cristoforo Landino. Da menzionare anche una terza edizione, raffinata, che presenta una doppia stampa in nero e rosso e le iniziali in blu. È una stampa veneziana del 1484. Ma soprattutto, vi è una pregevole edizione bresciana di Bonino de Boninis del 1487, la cui grandissima innovazione fu quella di introdurre delle tavole di illustrazione ai diversi canti. Questa innovazione si ripeterà nel tempo, e la troviamo anche nell’edizione del 1497 del De Quarenghi, che oltre alle illustrazioni presenta delle raffinate cornici xilografiche attorno alle pagine.
Alla ricerca di Virgilio …. Piazza Broletto
Sulla facciata del palazzo del Podestà c’è l’immagine più nota del poeta latino, del 1227. Dante fu sicuramente a Mantova, così come Petrarca arriverà nel 1350. Per tutti e due Virgilio fu un nume tutelare.
Piazza delle Erbe
Se Dante venne a Mantova, sicuramente frequentò Piazza Erbe e la Rotonda di San Lorenzo. È il cuore di quella che sarebbe diventata la Mantova comunale dei Bonaccolsi. Dante conosceva loro, ma non fece in tempo a conoscere i Gonzaga poiché lui è morto nel 1321 e loro arrivano nel 1328. I palazzi intorno alla piazza già c’erano: nel 1225 era stato costruito il Palazzo del Podestà, nel 1250 quello della Ragione coi merli ghibellini. Dante non era un ghibellino, ma un guelfo bianco. Ma poiché quando venne scacciato da Firenze si avvicina ai nemici dei guelfi neri e cioè i ghibellini venne successivamente chiamato il ghibellin fuggiasco. Sicuramente se Dante è passato a Mantova avrà visto la Rotonda di San Lorenzo. La data 1083 è solo un indicatore temporale, si tratta di una chiesa circolare. La Divina Commedia si chiamava solo la Commedia, sarà un editore veneziano che nel 1555 deciderà di aggiungere l’aggettivo divina. Ancora oggi molte delle frasi fatte che noi utilizzammo vengono da lì: “mi fa tremar le vene e i polsi”, “lasciate ogni speranza voi che entrate”, “fatti non foste a viver come bruti”, “cosa fatta capo ha”. La Divina Commedia è molto più dentro le nostre vite di quanto possiamo pensare.
Chiesa e Convento di San Francesco
Dante muore tra il 13 e 14 marzo del 1321 a Ravenna, e ci sono due curiosità: alla fine della sua vita mancavano alcuni canti del paradiso, e quando i figli non li trovano e tentano di concludere la Commedia appare il fantasma di Dante che dice loro dove si trovano i canti mancanti. L’altra è che le ossa di Dante, che i fiorentini rivolevano, sono ancora a Ravenna perché nascoste dai Francescani. Dante era un terziario francescano e venne sepolto nella chiesa dei Francescani a Ravenna.