Visite guidate a Palazzo Ducale di Mantova

Un capogiro di labirinti, stanze e corridoi,  

Palazzo Ducale, la reggia dei Gonzaga

La visita guidata al Palazzo Ducale di Mantova è un appuntamento imperdibile per tutti coloro che sono in visita a Mantova. Una guida turistica potrà spiegarvi cosa si cela in ogni stanza del palazzo più famoso di Mantova.

Il complesso di Palazzo Ducale

Attraverso una delle visite guidate scoprirai che a Palazzo Ducale gli ambienti sono enormi, e questo dovrebbe sorprendere di più considerando che i Gonzaga erano persone di bassa statura. Tuttavia la vastità degli ambienti dava loro il senso di potenza e superiorità. Palazzo ducale non è un palazzo ma un insieme di edifici che si sono sviluppati in circa 300 anni. Era un cantiere in continuo movimento. Dentro al palazzo c’era la parte destinata alle milizie e alla cavalleria, era un complesso enorme che comprendeva anche la parte dell’attuale Questura. Per avere un’idea delle dimensioni del palazzo è utile fare il giro delle piazze e dei cortili. Quello che viene comunemente chiamato Palazzo Ducale è in realtà un imponente complesso di edifici di diverse epoche che compongono la reggia dei Signori di Mantova ed è una sorta di città dentro nella città di Mantova. I Gonzaga lo vollero immenso e faraonico e lo videro dilatarsi nel tempo su 34.000 metri quadrati in un’area situata fra la Piazza Sordello e il Lago Inferiore. I diversi corpi di fabbrica sorsero in epoche differenti fra il Trecento e il Seicento attorno a sette luminosi giardini e otto cortili interni. L’enorme complesso fu unificato nel Cinquecento da una rete di corridoi, passetti, gallerie che permisero di percorrerlo al coperto. Della sua costruzione e decorazione se ne occuparono celebri artisti quali Pisanello, Mantegna, Giulio Romano, Correggio, Tiziano, Tintoretto o Rubens divenendo simbolo del potere, della ricchezza e dell’ambizione dei Gonzaga. Fra le stanze più significative che si possono ammirare oggi nel palazzo vi sono: 

La sala del Pisanello  

Fu solo nel 1969 che gli affreschi del Pisanello furono riportati alla luce sotto due strati d’intonaco sovrapposti in epoche diverse. Questo riscoperto capolavoro, forse databile fra il 1440 e il 1444, è composto da scene desunte dai romanzi cavallereschi del ciclo bretone di cui era ricca la biblioteca dei Gonzaga. Il tema narrativo si dipana sulle pareti senza soluzione di continuità: cavalieri erranti alla ricerca del Sacro Graal, sperduti in un paesaggio arido e collinoso limitato da merlati e agguerriti castelli, dame eleganti assistono da un’alta tribuna ad un cruento e movimentato torneo in un’atmosfera sospesa fra sogno e realtà. Il ciclo pisanelliano restò incompiuto, come a volerci indicare il tramonto della civiltà cortese e l’inizio della Rinascenza che ebbe nella Camera degli Sposi la sua massima espressione. 

La galleria degli Specchi 

In origine era una loggia aperta, poi chiusa e trasformata in una galleria d’esposizione e a quadreria. La parte alta delle pareti e il soffitto sono riccamente decorati: nella volta vi sono tre grandi riquadri raffiguranti gli Dei dell’Olimpo al centro e ai lati i Carri del Giorno e della Notte. Questa lunga e sontuosa galleria fu impreziosita negli ultimi decenni del ‘700 da decorazioni neoclassiche con stucchi dorati e specchiere ispirate al gusto francese. 

La Sala di Troia  

Fu concepita e realizzata da Giulio Romano e a ragion veduta è considerata una delle sue più brillanti invenzioni, ispirata al ciclo della guerra troiana. I temi, tratti dall’Iliade di Omero, sono del tutto consoni all’intento di Federico II Gonzaga e all’effettivo ruolo politico che rivestiva in quel momento come alleato dell’Imperatore Carlo V: l’esaltazione dei Greci nel programma iconografico della sala riflette l’identificazione con l’esercito vincitore e rappresenta chiaramente il momento di grande fortuna e abilità di Federico II. Forte dell’alleanza imperiale e del titolo di marchese del Monferrato, acquisito grazie al matrimonio con Margherita Paleologa, discendente degli imperatori bizantini, egli nutre iperboliche ambizioni per Mantova e la immagina come un nuovo Olimpo. Storie di eroi e potenti divinità fanno dunque da scenario a quella che doveva essere la sala delle udienze e di rappresentanza. Dietro a questi episodi mitologici desunti dall’Iliade e carichi di potenza si nasconde un altro preciso messaggio iconografico voluto dal committente Federico II Gonzaga: alla base della creazione dell’appartamento di Troia vi è la nascita del figlio maschio e quindi la garanzia della continuità della stirpe. La scena della donazione delle armi ad Achille è quindi equivalente al passaggio, da padre a figlio, della responsabilità del dominio. E non dimentichiamo neppure che Federico II sposò per volere della madre Isabella d’Este la giovane Margherita dei Paleologo del Monferrato, una famiglia di stirpe bizantina, ed è quindi presumibile che le scene dell’epopea greca tendano ad esaltare il legame sanguineo ereditato dalla famiglia Gonzaga con i Greci attraverso il matrimonio combinato.

Il Salone dei Fiumi 

L’aspetto attuale della sala è dovuto agli interventi realizzati negli anni ’70 del Settecento ad opera degli Austriaci. L’ambiente fu trasformato dagli affreschi barocchi di Giorgio Anselmi in un illusorio “gazebo” che incornicia con le sue aperture le allegoriche figurazioni dei fiumi che bagnano il territorio mantovano (il Po, l’Oglio, il Mella, il Chiese, il Mincio ed il Secchia). Il salone si affaccia sull’incantevole giardino pensile racchiuso da un colonnato cinquecentesco. In fondo, è l’elegante costruzione, anch’essa dovuta agli Austriaci, del Kaffeehaus, luogo di svago e disimpegno. 

Gli Arazzi di Raffaello  

Qui, le delicate, ma sovrabbondanti decorazioni settecentesche, fanno da cornice alla serie di arazzi tessuti a Bruxelles intorno al 1530 sui celebrati cartoni di Raffaello ed acquistati in seguito dal Cardinale Ercole Gonzaga. Le nove preziose pezze d’arazzo raffigurano episodi tratti dagli Atti degli Apostoli e si riferiscono alla vita dei Santi Pietro e Paolo. La serie di cartoni originali degli Atti disegnati da Raffaello fu eseguita per la Cappella Sistina, dove venivano eletti i papi. Il Vaticano ospita ancora oggi la prima edizione degli arazzi raffaelleschi mentre i sette superstiti cartoni sono uno dei vanti del Victoria and Albert Museum di Londra. L’acquisto di una replica degli arazzi sistini palesa le aspirazioni del cardinale Gonzaga alla massima carica ecclesiastica, quasi realizzate nel conclave del 1559. I paramenti conservati a Mantova vennero eseguiti da una équipe di tessitori di Bruxelles e acquistati dal cardinale presumibilmente intorno al 1540. I soggetti sono: La chiamata di San Pietro, la Guarigione dello storpio, a Morte di Anania, la Lapidazione di Santo Stefano, la conversione di Saulo sulla via di Damasco, la conversione del Proconsole, il sacrificio di Listra.

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