Favola di Amore e Psiche
Con questo breve approfondimento vogliamo offrire una delle numerose chiavi interpretative della Favola mitologica di Amore e Psiche che si svolge nella Camera di Pische di Palazzo Te. L’opera di Apuleio è molto complessa e non possiamo trattarla qui nei suoi minimi dettagli. Basterà però avere un’idea del perché questa favola riscosse l’interesse di Giulio Romano e di Federico II Gonzaga, essendo ricca di implicazioni psicologiche. C'è un filo rosso tra la favola e la vita privata del Duca, che nutriva una forte passione per l’amante Isabella Boschetti, ma era un amore contrastato dalla madre Isabella d’Este. Allo stesso modo la passione di Amore e Psiche è inizialmente infelice.
Cerchiamo di riassumere alcune parti della favola: Psiche, una delle figlie di un Re, per la sua straordinaria bellezza è venerata dagli uomini come una Dea. Venere, invidiosa, indica Psiche al figlio Amore, affinché la punisca, facendola innamorare del più turpe degli uomini. Amore invece se ne innamora e la rapisce, portandola nel suo palazzo, ma imponendole di non vederlo mai. Le sorelle la cercano e la trovano, ma invidiose, insinuano che il dio possa essere un orribile mostro. Psiche, tormentata dal sospetto, non resiste al desiderio di vedere Amore. Disobbedendo al dio, gli si avvina con una lampada mentre dorme ammirandone la bellezza, ma alcune gocce della lucerna cadono su Amore, che si sveglia e vola via irato. Venere viene a saperlo, rimprovera il figlio e, adirata, impone a Psiche di superare quattro difficili prove...
Ecco, ci fermiamo qui, per conoscere come va a finire la storia dovrete venire in visita a Palazzo Te. Ma vorrei soffermarmi sul tema di questa favola che è la bellezza: Psiche, che è la donna più bella del mondo, ed essendo quindi in competizione con la divinità Venere, si trova a essere la rappresentante di uno dei pensieri filosofici più antichi: quale è la tipologia di bellezza migliore? Quella materiale o quella spirituale? possono le due entrare in competizione? Venere, nonostante sia una divinità, esprime la bellezza materiale, perché è la dea della bellezza terrena, però la rappresenta nella sua espressione divina. Psiche rappresenta quella terrena, mortale, ma a suo modo esprime anche quella interiore e spirituale. La novella nasconde quindi simbolicamente questo contrasto fra le due bellezze. Quale delle due bellezze può competere con l’eternità? Infatti la Venere della storia di Apuleio non è la divinità intesa come dea della bellezza, ma rappresenta il concetto primario dell’amore, quindi la novella vuole indagare il rapporto fra la psiche, l’amore e la bellezza. E da questo triangolo che si crea nella novella ci viene raccontato che Cupido / Amore (il dio dell’amore) viene immediatamente distrutto dalla potenza di Psiche perché se ne è innamorato. Perciò da una parte la trama di sottofondo si sviluppa nel concetto di amore, bellezza e anima e si cerca di dare a questa triade una sua collocazione filosofica, dall’altra si sottolinea l’aspetto di umanizzazione di Cupido, che viene conquistato attraverso l’anima.
Apuleio nella sua novella ci rappresenta Venere come una divinità assolutamente negativa. Mentre siamo abituati a immaginare la dea dell’amore come accondiscendente, facilitatrice di unioni; qui invece viene rappresentata come suocera arrabbiata, la divinità sprezzante che si sente offesa da una bellezza superiore alla sua. È una divinità che viene derisa. Se da un certo punto di vista siamo di fronte alla derisione delle divinità olimpiche (tipica del II secolo d. C.), dall’altra si cerca di comunicare che la bellezza interiore dell’anima può arrivare a competere quella divina. La filosofia neoplatonica sosteneva che una parte dell’essere divino fosse in un ognuno di noi, l'uomo sarebbe una scintilla di quell’essere divino racchiusa in un corpo mortale. Apuleio ritiene queste divinità qualcosa di falso. Quando ci rappresenta Venere incattivita, ci dice che la vera religiosità sta dentro di noi. Siamo ormai in periodo paleocristiano e Apuleio ritiene che l’anima è un pezzo del divino dentro di noi.
Nella favola Venere chiama il figlio Cupido per inviarlo da Psiche e cercare con la freccia di farla innamorare dell’uomo più brutto sulla terra. Ma in realtà Amore la fa rapire e portare a sé. Psiche, svegliandosi, trova un bel palazzo, dove entra, incontra un essere che non vede e conosce, ma a cui si abbandona totalmente. Questo è il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Vive un’esistenza felice, ma nella totale oscurità del sentimento. Lei ama il marito, infatti concepirà un bambino, ma non vede lo sposo. Lo sente e basta. Non riesce ad avere la partecipazione più importante della vista, ma l’uomo vuole vedere per conoscere, la vista è la luce. E qui entra quindi il tema più importante della favola, che è la luce. Infatti Psiche viene avvicinata dalle sorelle, che la cercano per capire dove fosse finita. Lei si commuove, chiede al marito di potere vedere le sorelle, ma loro la sconvolgono. Le portano il parere della società nei confronti di un matrimonio di quel genere insinuando il dubbio. Le chiedono di uccidere il marito per liberarsi da questo gioco di non conoscenza. E Psiche ci pensa. Essa usa la lama e la lanterna. La lama rappresenta l’agire umano, e la lanterna la possibilità di vedere. Non usa più il cuore, ma la conoscenza. Ecco il messaggio filosofico: nel momento in cui l’uomo vuole conoscere, si allontana dall’aspetto interiore. Perché ci sono degli aspetti dell’uomo che non devono essere conosciuti, ma presi per come sono. Questo vale anche per il pensiero cattolico: S. Agostino dice che il pensare di volere capire Dio, in qualche modo te lo fa perdere. Ecco che nel momento in cui lei si avvicina a lui, lo ama ancora di più, ma lo perde. E questo è un insegnamento che ci appartiene come cultura cattolica. Il fatto di non riuscire come essere umano a comprendere l’infinito, quando ci si avvicina, si ritorna indietro. Psiche ottiene l’effetto contrario, Cupido scappa da lei.
La reazione di Psiche dopo la perdita di Amore è l’annullamento di sé stessa: compie dei reiterati tentativi di suicidio. Simbolo del tentativo di non prendersi delle responsabilità sui gesti compiuti. Inconsapevolmente Apuleio è stato un grande interprete di significati psicologici importantissimi. La parte delle prove che Psiche deve superare è carica di significati psicologici fortissimi, questa parte delle prove ricalca l’aspetto psicanalitico di una persona in difficoltà, è il percorso dell’iniziato che deve compiere determinati gradini per potere ottenere la salvazione, la possibilità di rivedere Dio. Ci ritroviamo in un percorso dell’animo umano, che arrivato a fondo della ruota, per risalire deve compiere determinati passi.
L’ultimo capitolo della favola è fondamentale, Amore e Psiche diventano coppia eterna, dai due nasce una femminuccia che si chiama Voluttà. Intesa come la gioia, che è il grande sentimento che si raggiunge quando l’amore e l’anima riescono ad unirsi e a riconoscersi. La gioia è anche quella che si trova quando ci si riavvicina a Dio.