Basilica palatina di Palazzo Ducale

Un unicum in Italia

Basilica di Santa Barbara

Santa Barbara era il contenitore delle reliquie più importanti. Guglielmo e Vincenzo spendono ingenti somme per avere reliquie importanti. E poi facevano realizzare contenitori in ebano, avorio, argento, oro, carapace di tartaruga, come per esempio il reliquiario di sant’Adriano che si trovava sopra all’omonimo altare in chiesa. 

Esterno

La facciata è amplissima, più di quanto non sia l’interno; fu impostata in modo volutamente monumentale. Un preannuncio del Barocco; siamo nel periodo che dal punto di vista artistico si chiama Manierismo. Si tratta di una facciata scandita da timpano e lesene e sotto vi è un atrio. L’impostazione deriva dalla Basilica di Sant’Andrea dove un atrio precede l’interno, così come pure le lesene e il timpano sono elementi ripresi da Sant’Andrea. Si osservi il bellissimo campanile a tre piani che si conclude con una forma circolare e colonnine, sormontato da lanterna. Secondo una possibile interpretazione la sua forma vorrebbe ricordare la corona ducale.  Poiché la chiesa fu voluta dall’ambizioso Duca Guglielmo Gonzaga, potrebbe essere vero. L’edificio porta la firma dell’architetto Giovan Battista Bertani. 

Interno

Stando sulla soglia dare uno sguardo d’insieme per percepire la suggestione di uno spazio straordinario. L’architetto ha costruito una chiesa a croce greca, cioè con i quattro bracci di uguale profondità ed ampiezza, ma soprattutto ha concepito  una soluzione originale: una “cupola” quadrata, caso unico in Italia. A qualcuno entrando potrebbe apparire una chiesa disadorna, abituati come siamo ad affreschi e quadri. In questo modo si volle mettere in evidenza il quadro di fondo raffigurante Santa Barbara, a cui la chiesa è intitolata. In realtà negli spazi che non si colgono subito entrando ci sono altri quadri. 
L’apparato figurativo fu ben studiato, per cui c’è una corrispondenza tra le opere che si fronteggiano. Le opere si collegano per il soggetto. Da ammirare i due altari monumentali laterali. Inquadrati da un’enorme architettura lignea che simula il marmo. Di fianco, si intravedono le reliquie 

Cupola

È cubica con grandi finestre che danno luce. Vien da chiedersi come mai una costruzione così alta.  Ebbene, qui al centro della chiesa montavano enormi catafalchi; quando moriva qualche personaggio di casa Gonzaga qui si celebravano i funerali e per l’occasione si realizzavano grandiosi catafalchi in legno su disegno di abili artisti. E il catafalco arrivava fin alla cupola e lo si teneva solo per la durata del funerale. Erano delle costruzioni elaborate, architettonicamente molto pregevoli, ricche di figure, ma duravano un’ora, il tempo di una messa. Poi venivano smantellati, e quando moriva qualcun altro, ne facevano uno diverso. Questo per dire la ricchezza della dinastia.

Organo

Visto da sotto sembra poca cosa, in realtà è uno dei più pregevoli che si conoscano: ha le ante richiudibili, dipinte da Fermo Ghisoni, allievo di Giulio Romano. Sono bellissime, e raffigurano da un lato l’angelo Gabriele che arriva in volo, e al di sopra le due mani del Padre Eterno che manda la colomba dello Spirito Santo in direzione di Maria, raffigurata sul lato opposto, annichilita dall’evento che le si prospetta. Sopra la testa di Maria, sulle pareti di casa sua, si vede un quadro che allude alla Passione di Gesù. Un’allusione al destino del figlio di Dio nascerà per morire. Le due ante si possono chiudere e sono dipinte immaginando due monumenti: S. Pietro (richiamo a Roma) e Santa Barbara. 

Pala d’altare 

Si tratta di un quadro di Domenico Ricci, detto il Brusasorci, e raffigura il martirio di Santa Barbara. Era una donna che si era fatta cristiana, il padre si opponeva in tutti i modi alla sua conversione, voleva che ritrattasse e per avere desistito il padre le ha tagliato la testa. Quello con la spada in mano che sta per vibrare il colpo è proprio il padre. Notare la ricchissima cornice nella quale spuntano 4 cannoni. Infatti Santa Barbara è la patrona dell’artiglieria e dei militari. 

Sagrestia  

Un tempo non c’erano i banchi e ci si sedeva sui sedili che corrono su tutti i lati. Qui ci si vestiva, ci si preparava e si facevano alcuni riti previsti dal Concilio di Trento, che aveva voluto un altare anche nella sagrestia, proprio perché alcuni riti erano celebrati qui. Serve ancora qualche intervento di restauro, ma questo non ci impedisce di ammirare: 
  • Busti di canonici e abati significativi 
  • Personaggi vissuti qui nell’abbazia 
  • Ritratto del fondatore dell’abbazia, il Duca Guglielmo, in un ritratto che lo presenta in veste umile, con una pelliccia, senza le insegne del potere, che però si intravedono nella cornice in alto: lo stemma e la corona ducale. 
  • Sotto all’altare c’è una raffigurazione in ci si abbina dipinto e scultura. Sul fondo si vede il momento quando alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra e qui si vede il Cristo morto appeso alla Croce. Sotto un quadretto restaurato da poco che raffigura la flagellazione di Gesù, di grande finezza artistica. Lo stile è quello di Giulio Romano. 
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