I Sacri Vasi
La devozione della reliquia del sangue di Cristo, portata a Mantova, secondo la tradizione, da Longino, il soldato che avrebbe colpito Cristo al costato ma che poi, convertitosi, avrebbe conquistato la santità attraverso il martirio, è molto antica. Oggi la sua sua popolarità è ai minimi storici, ma per un lungo periodo Mantova fu meta di pellerginaggio e ancora oggi si tiene una popolare processione ogni Venerdì Santo.
La fonte più importante che testimonia il suo ritrovamento, e la conseguente fondazione della prima chiesa di Sant’Andrea, è l’anonima De Invenzione Sanguinis Domini, scritta nella seconda metà dell’XI secolo. Le fonti più antiche sono andate perdute a causa della distruzione dell’archivio monastico in un incendio e della soppressione dello stesso monastero a opera di Ludovico Gonzaga.
Anche il completo rifacimento della basilica alla fine del Quattrocento impedisce di ricostruire le prime modalità di venerazione della reliquia; è noto tuttavia che molti pontefici e sovrani si recarono a Mantova a renderle omaggio, o ad asportarne alcuni frammenti: Alessandro II nel 1067, Innocenzo II nel 1134, l’antipapa Giovanni XIII nel 1414 e Martino V subito dopo; l’Imperatore Enrico III ne portò con sé una particella, che venne poi accolta nel monastero di Weingarten, in Germania.
Quando, nel 1459-60, Mantova ospitò il Concilio voluto da papa Pio II (il cui tema principale era l’organizzazione di una crociata contro i Turchi), a margine del dibattito maggiore si tenne anche una sottile e complessa discussione riguardante l’attendibilità della reliquia. La disputa, che vide contrapporsi Domenicani e Francescani, suscitò particolare interesse per l’eccezionalità della reliquia, proveniente dal corpo di Gesù, quindi così diversa dalle altre (costituite da oggetti che avevano avuto contatto con lui, come la Sindone o la Croce, o da parti del corpo dei santi) da spingere il papa a emanare la bolla Ineffabilis, con la quale sancì la sua verità. La devozione continuò, anche su impulso dei Gonzaga, come dimostra l’istituzione, nel 1608, da parte del duca Vincenzo I, dell’Ordine del Redentore, nel cui medaglione compariva l’immagine del Sacro Vaso.
Pochi anni prima suo padre Gugliemo aveva ordinato di trasportare parte della reliquia nella
chiesa ducale di Santa Barbara. L’idea si rivelò provvidenziale, poiché il 19 marzo 1848 i soldati dell’esercito austriaco rubarono da Sant’Andrea i vasi forgiati dal Cellini su commissione diIisabella d’Este, contenenti il prezioso sangue. Venne allora recuperata la parte della reliquia custodita in Santa Barbara, che fu riposta in due nuovi recipienti d’oro forgiati da Giovanni Bellezza, sul modello di quelli celliniani, e il suo culto in Sant’Andrea poté riprendere.